Cosa c’è dietro l’intervento di Beppe Corrado sul futuro di Amet? Come leggerlo, in filigrana, con gli occhiali del tranese (o del battiano) che vuol capire qualcosa in più, oltre le parole del consigliere di “Con Emiliano”, già presidente della Provincia Bat, sul futuro di Amet?

Beppe, che insieme a Ferrante è forse l’unico politico vero, tecnicamente parlando, della raffazzonata compagnia multicolore di Bottaro, ha associato la nostra Amet a “poteri forti” che negli ultimi anni avrebbero tarpato le ali dell’azienda, tra privilegi e posti di lavoro raggiunti senza concorso. Il sottoscritto, inoltre, già segnalò il malcostume delle prebende concesse tramite consulenze riguardanti l’ambito della sicurezza e legale, guarda caso proprio a personaggi vicini alla coalizione politica al governo.

Beppe si è sempre interessato ad Amet, non da semplice cittadino, come noi, ma da politico, sin dai tempi in cui, sotto la presidenza targata Ninni De Toma, cui era politicamente vicino, delimitava spesso il territorio con interventi e cura personale.

Poi venne l’era Bottaro, con Pino Paolillo inserito nel CDA formalmente in capo al consigliere Cirillo, ma sostanzialmente con riferimento politico Corrado stesso, secondo quanto affermano componenti della maggioranza. Ora, ci risulta che da diversi mesi lo stesso Corrado chiederebbe (a questo punto il condizionale è d’obbligo, ma delle nostre fonti ci fidiamo sempre fino a prova contraria) la riconferma nel CDA Amet dello stesso Paolillo, sostanzialmente un uomo di partito, legato agli ambienti politici.

Che significano dunque le parole di Beppe? Un’autoaccusa? Visto che in quei poteri c’era e c’è anche lui? Un esame di coscienza davanti ad un confessore immaginario? Una rivalsa inconscia su Ferrante, il collega più politico, come detto, che a sua volta è molto attento alle questioni di Amiu (da cui parte Corrado nell’incipit del suo intervento, – Freud c’è -). Una seduta sul lettino di uno psicanalista davanti al quale analizzare il proprio inconscio che gli ha fatto attribuire ad altri ciò che lui stesso, agli occhi nostri, ha rappresentato? E perché Ferrante segue Amiu e lui non può seguire (più da vicino) Amet? Può darsi che sia scattato questo pensiero inconscio in Corrado che ora sente quell’improvvisa voglia, quel pruritino, sempre più forte, di “rifondare” Amet, magari tenendo la sua mano sulla spalla dell’azienda?

Corrado parla male di Amet dopo averla seguita, da politico, per anni, fino ad oggi? Non ha mica solo guardato le foto di Amet, come i ragazzini guardavano le foto di Playboy. È come se un prof, dopo un ciclo di studi con un gruppo di alunni, chiudesse tale ciclo comunicando ai genitori: “Carissimi, i miei alunni sono degli emeriti ciucci!”.