«A proposito di liste di attesa. Ancora una volta abbiamo rinunciato ad essere antesignani e ad assumere il ruolo di apripista su temi scottanti come le liste di attesa per le prestazioni non urgenti; ancora una volta non abbiamo trovato il coraggio ed abbiamo scelto di non decidere». Interviene così, in una nota, il consigliere regionale Domenico Santorsola.

«Affidandoci a questa piuttosto che a quella regola assembleare – si legge – abbiamo rinviato per più di un anno la proposta di legge che sullo stesso tema aveva presentato il collega Amati laddove, discutendone in modo propositivo, avremmo certamente trovato una soluzione emendativa che avrebbe potuto diventare un esempio per le altre regioni.

È vero: con i “se” ed i “ma” non si costruiscono i ponti ma oggi, dopo il varo di questo nuovo Piano Nazionale per il Governo delle liste di attesa che trasforma un diritto incentivante in una colpa ed una risorsa per le pubbliche amministrazioni in zavorra ingombrante, siamo costretti ad assecondare le volontà di amministrazioni regionali che non hanno le limitazioni di spesa che abbiamo noi e ad abbassare sempre di più il livello dell’assistenza pubblica sul nostro territorio.

Il Piano nazionale varato con tanta enfasi da questo “governo del cambiamento in peggio” non potrà che rivelarsi una ulteriore spada di Damocle sulla testa dei medici ospedalieri e, a cascata, una ennesima causa di disservizio a scapito dei pazienti; dopo gli insulti e le percosse nelle corsie, dopo  gli assalti alle ambulanze, dopo la istigazione a perseguire legalmente eventuali e supposti errori nella diagnosi e nella terapia delle emergenze con la promessa di risarcimenti milionari arriva lo stop alle attività libero-professionali.

Non riesco nemmeno ad immaginare quanti saranno i medici che lascerebbero il terreno sicuro della dispendiosissima medicina difensiva e del “meno faccio meno rischio” per dedicarsi con spirito di abnegazione alla cura di quanti si dovessero rivolgere alle loro unità operative; contribuire a  rendere attrattiva l’offerta assistenziale delle unità operative senza partecipare alle scelte organizzative e senza la possibilità di adeguamento delle piante organiche alle richieste dell’utenza non potrebbe che incrementare i tempi di attesa esponendo i medici ad una gogna mediatica, prima, ed al divieto di esprimere in altro modo la professionalità acquisita, subito dopo.

Trasformare i medici in capri espiatori di un sistema in crisi economica ed organizzativa non risolverà le cose, anzi!

Ben altre rispetto ad un fantasioso Osservatorio Nazionale sarebbero le misure da adottare per avere una gestione trasparente delle prenotazioni ed una riduzione dei tempi massimi previsti per ottenere le prestazioni non urgenti, ma, come spesso accade, si adottano soluzioni di comodo che puniscono i più deboli ed i più bravi lasciando impuniti i furbi e gli incapaci.

Non capisco neanche cosa abbiano da esultare i consiglieri grillini e la loro ministra a 5 stelle offuscate: la toppa che hanno inventato è peggio del buco che avevano fatto gli altri; del resto, cosa potremmo pretendere da un movimento che scambia la ricerca del lavoro con la richiesta di assistenza e che opera una sottile differenza tra reati di governo e reati comuni?

Mi auguro, pertanto, che il regolamento applicativo sul nostro territorio nasca da una discussione collegiale che tenga, sì, conto delle necessità dei pazienti ma anche delle aspettative dei medici a non vedersi privati, senza colpa, di un diritto acquisito» .