Colpivano reti autostradali e ferroviarie, impianti fotovoltaici e ponti radio in tutta la BAT, facendo danni ingenti e causando disagi nei trasporti così come nelle comunicazioni. Una banda specializzata nei furti di rame e altro materiale ferroso, riciclato e rivenduto sul mercato grazie ad alcune aziende del settore.

È il traffico illecito scoperto nel corso di un’indagine, condotta da Polizia e Guardia di Finanza, e coordinata dalla Procura di Trani, sfociata la notte scorsa nell’operazione “Black Out”. Sette le persone finite in carcere, due ai domiciliari, una sottoposta ad obbligo di dimora, mentre altre tre sono state raggiunte da misure interdittive: si tratta di imprenditori che non potranno svolgere l’attività per il per periodo di un anno. Gli indagati (nove italiani e quattro stranieri, di origine marocchina) sono tutti residenti tra Andria e Trani: tra di loro, volti noti alle Forze dell’Ordine ed insospettabili.

L’inchiesta è partita circa un anno fa, a seguito della denuncia di un furto: grazie al lavoro degli inquirenti, è stato possibile ricostruire il vasto giro d’affari del gruppo criminale, che faceva ingenti guadagni con il “business dell’oro rosso”. Nel mirino della banda finivano soprattutto le infrastrutture presenti sul territorio della sesta provincia. Una volta rubato, il rame veniva “ripulito” grazie a tre diverse aziende tranesi, che lo rivendevano al dettaglio, con tanto di documentazione fittizia, ad altre imprese, ignare di aver acquistato materiale di provenienza illecita.

Ciascun componente dell’organizzazione aveva un ruolo ben definito: da chi si occupava di mettere a segno i furti, a chi aveva il compito riciclare la refurtiva alle società del settore. Oltre alle misure cautelari, nel corso dell’operazione sono stati eseguiti anche sequestri di beni aziendali, macchinari e capitale sociale. I tredici indagati rispondono, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio e alla ricettazione.