Fu un errore umano compiuto all’interno della Stazione di Andria a causare l’incidente ferroviario del 12 luglio 2016. Non era invece doveroso, come sosteneva l’accusa, l’investimento di poco superiore ai 600mila euro per l’installazione di un blocco conta assi per sostituire il blocco telefonico in uso in quel momento sulla tratta. E’ questa la verità processuale sull’incidente dopo la sentenza pronunciata dal collegio giudicante del Tribunale di Trani nella tarda serata di ieri ed al termine di una giornata lunga e complessa. Due le condanne al termine del processo durato praticamente quattro anni e con circa 100 teste ascoltati e migliaia di pagine contenute nei verbali: si tratta di 6 anni e 6 mesi di reclusione per il capostazione di Andria, Vito Piccarreta, e di 7 anni per il capotreno dell’ET1021, il convoglio partito da Andria e diretto a Corato, Nicola Lorizzo. Entrambi dovranno risarcire le parti civili in “solido” con Ferrotramviaria che è responsabile civile. Tutti assolti gli altri 14 imputati tra cui i vertici della società che gestisce e gestiva la tratta ma anche dell’USTIF. È stato anche escluso l’illecito amministrativo di Ferrotramviaria ‘perché il fatto non sussiste’. Difatto secondo i giudici del Tribunale di Trani non ha retto l’impianto accusatorio della Procura. I pm avevano chiesto, infatti, 15 condanne da 12 ai 6 anni di reclusione ed una assoluzione oltre a sanzioni amministrative e confisca per Ferrotramviaria con la revoca dell’autorizzazione per l’esercizio dell’attività. I due imputati condannati, come detto, dovranno risarcire i danni versando provvisionali per 800mila euro ai parenti delle quattro vittime rimasti nel processo come parti civili. Escluse dalle responsabilità anche la Regione Puglia ed il Ministero.

Sentenza di primo grado arrivata in pratica alla vigilia del settimo anno dalla tragedia ferroviaria che provocò 23 vittime e 51 feriti. Lo scontro tra i due treni partiti sul binario unico dalle stazioni di Andria e Corato avvenne alle 11,06 in un punto della tratta in cui si viaggiava alla massima velocità ed in leggera curva. Reazioni inevitabilmente contrastanti al termine della lettura del dispositivo. Al no comment della Procura ha fatto seguito la disperazione dei parenti in aula. Di sentenza “chiara” hanno parlato le difese. Di presa d’atto di quanto deciso dal Tribunale, invece, i sindaci di Andria e Corato.