E’ tempo di difese nel processo in corso di svolgimento nell’aula bunker del carcere di Trani sul disastro ferroviario del 12 luglio 2016. Ieri nuova udienza davanti al collegio giudicante del Tribunale di Trani con le arringhe delle difese dei responsabili civili e cioè gli avvocati di parte di Ferrotramviaria, del Ministero dei Trasporti e della Regione Puglia. In particolare l’azienda che gestisce la tratta, attraverso i suoi legali, ha sostenuto l’inapplicabilità della responsabilità civile per l’inapplicabilità dell’articolo 2049 del codice civile  e cioè la Responsabilità dei padroni e dei committenti. Un articolo la cui formula letterale è piuttosto vaga ma che nella giurisprudenza viene comunque applicata anche alle società datrici di lavoro. Una articolata difesa quella di Ferrotramviaria seguita da quella del Ministero i cui legali hanno sostenuto che l’ente aveva solo poteri di sollecitazione dell’ammodernamento della linea e del sistema di sicurezza ma non poteri di intervento diretto. Diverse le eccezioni sollevate anche dalla Regione Puglia con una lunga arringa da parte dell’Avv. Vincenzo Zaccaro il quale ha rimarcato come nell’ambito del processo non vi siano imputati dell’ente e dunque nessun dipendente della Regione ha avuto ruoli in sostanza per quello che è accaduto il 12 luglio del 2016. Tra le altre cose la certezza è che il controllo era in campo al Ministero e quindi non ci sarebbe nulla da imputare allo stesso ente. In più, ha ricordato durante il suo intervento l’Avv. Zaccaro, il concessionario del servizio e cioè Ferrotramviaria sostituisce completamente nella gestione la Regione e quindi ha anche tutti gli oneri di sicurezza a suo carico.

Il processo ora proseguirà con il calendario di udienze del mese di dicembre e gennaio nelle quali ci sarà spazio solo alle difese degli imputati a processo. I pm, lo ricordiamo, hanno chiesto solo una assoluzione, quella di Antonio Galesi responsabile unità tecnica movimento stazioni, ma anche quindici condanne tra cui quella di Ferrotramviaria con richiesta di una sanzione di euro 1.125.000 oltre alla confisca di euro 664.000 e revoca di autorizzazioni alla circolazione per un anno. Le condanne più elevate, invece, quelle richieste ai vertici di Ferrotramviaria con 12 anni di carcere rispettivamente per il Conte Enrico Maria Pasquini, presidente della società sino al 2013 oltre al direttore generale Massimo Nitti ed il direttore d’esercizio Michele Ronchi. Nove anni, invece, la richiesta per Giulio Roselli, dirigente della divisione infrastrutture di Ferrotramviaria. Per Vito Piccarreta e Alessio Porcelli, i due capistazione rispettivamente di Andria e Corato in quella mattina del 12 luglio la richiesta è di sei anni più uno, mentre di sei anni per Nicola Lorizzo, il capotreno unico sopravvissuto tra i dipendenti di Ferrotramviaria nella tragedia. Sempre a sei anni la richiesta di condanna per Francesco Pistolato, dirigente coordinatore centrale della Ferrotramviaria.