Soffrono sia i centri storici che le periferie. Dall’analisi “Demografia d’impresa nelle città italiane” dell’Ufficio Studi Confcommercio emerge una riduzione di ambulanti, mentre aumentano bar e ristoranti

Uno scenario a tratti “desolante” quello che emerge dalla lettura dei dati elaborati dall’Ufficio Studi Confcommercio sulla “Demografia d’impresa delle città italiane”. La pandemia dell’ultimo anno ha acuito certe tendenze e ne ha modificate “drammaticamente” altre. Tra il 2012 e il 2020 è proseguito il processo di desertificazione commerciale e il Sud, rispetto al Centro-Nord, perde più ambulanti, ma registra una maggiore crescita per bar e ristoranti. Nel dettaglio, a Bari il numero di esercizi di commercio al dettaglio in sede fissa è calato di 670 unità: 116 imprese in meno nel centro storico (erano 659, sono 543) e meno 554 nel resto della città (erano 3557, sono 3003). Cala il numero delle imprese relative al commercio ambulate, 20 in meno nel centro storico (da 60 a 40), nel resto della città da 675 del 2012 a 487 del 2020, ovvero 188 imprese scomparse. Aumenta invece il commercio al dettaglio al di fuori dei negozi, banchi e mercati: da 89 del 2012 (5 solo nel centro storico) a 130 nel 2020. Aumentano anche bar e ristoranti: da 1383 del 2012 a 1586.

Simile è la fotografia che si può scattare anche per i tre comuni co-capoluogo della Bat: a Barletta 1249 è il numero delle imprese di commercio al dettaglio tra centro storico e resto della città che si contavano nel 2012, nel 2020 sono 1101; ad Andria si passa da 1965 a 1732, prendendo in considerazione gli stessi dati temporali, di categoria merceologica e di ubicazione. A Trani si passa da 724 a 598. Il trend negativo però anche nelle tre città della Bat si inverte se si considerano le attività ricettive di bar e ristoranti e i numeri di crescita più importanti si registrano soprattutto ad Andria dove bar e ristoranti nel centro storico, per esempio, erano 189 nel 2012 e sono diventati 236 nel 2020 e a questi vanno sommati quelli nel resto della città che sono 130 a fronte di 90 portando ad un totale di attività pari a 366. Otto anni fa erano 279. A Trani erano 345, ora sono 392 tra alberghi, bar e ristoranti. A Barletta da 395 si passa a 447. Purtroppo, come per Bari anche in questi tre Comuni si registrano riduzioni sul commercio al dettaglio ambulante: ad Andria nel 2012 erano 825 le imprese, sono diventate 631, ovvero il 24.72% in meno in otto anni. A Trani da 76 a 30, a Barletta da 216 a 135, ovvero il 37.5%.

“L’analisi aggiornata sull’evoluzione commerciale delle città dal 2012 al 2020 ci fa ragionare anche su come gli aggregati si muovano nei centri storici (CS) rispetto al resto del comune (NCS). Osservandoli capiamo innanzitutto che tutto il settore del commercio è in forte difficoltà, perché salvo qualche eccezione, la maggior parte è fatta di numeri in calo. Nell’ultimo anno è l’emergenza Covid ad abbattersi in maniera drammatica sul settore colpendo, in particolare, le filiere del turismo e della ristorazione che hanno azzerato i loro fatturati, ma anche moltissime imprese del commercio al dettaglio e del comparto del tempo libero (attività artistiche, sportive e di intrattenimento) che hanno chiuso definitivamente l’attività. Bisogna, tuttavia, anche riflettere sui cambiamenti che sono avvenuti in questi otto anni e sul fatto che se è vero che diminuisce il commercio ambulante, di contro aumentano bar e ristoranti. Questo vuol dire che ci sono ancora condizioni di crescita possibili”, commenta Leo Carriera, direttore Confcommercio Bari-Bat.

“Purtroppo si stima, grazie ai dati elaborati dall’Ufficio Studi di Confcommercio insieme Centro Studi delle Camere di Commercio G. Tagliacarne, che nel 2020 ci sarà una riduzione su scala nazionale di oltre 300mila imprese del commercio non alimentare e dei servizi, di cui circa 240mila esclusivamente a causa della pandemia, a cui si deve aggiungere anche la perdita di circa 200mila attività professionali. Ci troviamo di fronte ad una grande sfida, soprattutto al Sud: fermare la desertificazione commerciale delle nostre città. Crediamo che, per raggiungere questo obiettivo, si debbano sostenere le imprese più colpite dai lockdown e introdurre dei principi di web tax e cioè: le regole devono essere uguali a parità di mercato. Riteniamo che sia urgente pensare ad un piano di rigenerazione urbana per aiutare le imprese nella sfida della digitalizzazione”, conclude Alessandro Ambrosi, presidente della Confcommercio Bari-Bat.