Il 24 gennaio la Chiesa celebra la memoria di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti e degli operatori della comunicazione sociale. Quest’anno la data coincide con la terza domenica del Tempo Ordinario. Liturgicamente la festa del santo Vescovo di Ginevra viene omessa, anche perché in questo giorno l’attenzione della Chiesa universale è rivolta a riaffermare la centralità della “Parola di Dio”.

Gli Uffici per le Comunicazioni Sociali delle Diocesi di Andria e Trani, che ormai da anni collaborano insieme, solitamente in occasione della festa del loro patrono, convocano i giornalisti e gli operatori della comunicazione della Provincia Bat per celebrare insieme la Santa Messa e per riflettere sul messaggio del Papa per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, che invece viene celebrata il giorno dell’Ascensione di Gesù Cristo al cielo, quest’anno il 16 maggio.

Il tema scelto quest’anno da Papa Francesco per la 55ma Giornata è “VIENI E VEDI. Comunicare incontrando le persone come e dove sono”.

“Vieni e vedi” (Gv.1,46). Queste parole dell’apostolo Filippo sono centrali nel Vangelo: l’annuncio cristiano prima che attraverso le parole, è fatto di sguardi, testimonianze, esperienze, incontri, vicinanza: in una parola, vita. Gesù, come leggiamo nel Vangelo di Giovanni (1, 43-46), incontrò Filippo, il quale, come Pietro e Andrea, era originario di Betsàida, e gli chiese di seguirlo. Filippo, a sua volta, incontrò Natanaèle e subito gli comunicò di aver incontrato colui del quale avevano scritto Mosè nella Legge e i Profeti. Quest’ultimo espresse il suo scetticismo circa la provenienza di Gesù, figlio di Giuseppe, da Nazaret. Filippo reitera il suo invito: “Vieni e vedrai”. Gesù vide arrivare Natanaèle; la sua lode suscitò stupore nel giovane e ne chiese ragione poiché mai Gesù lo aveva visto prima. Le successive parole di Gesù sgombrano ogni perplessità e aprono il cuore del “chiamato”: “Maestro, tu sei il Figlio di Dio!”.

Il sottotitolo: “Comunicare incontrando le persone come e dove sono”, riafferma la necessità di una comunicazione autentica, a servizio della persona e delle relazioni interpersonali. Intuiamo in questo tempo per tanti versi travagliato, in cui tutte le forme delle relazioni sembrano patire un disorientamento senza equilibrate prospettive,  quanto sia importante dare un “volto” alla comunicazione, che non può essere impersonale e asettica; non ci si può nascondere dietro le parole, utilizzandole e alterandole con significati che non sono pertinenti, ma  con la convinzione che la comunicazione autentica è sempre tra persone che condividono un vissuto nel quale sono racchiusi i valori che accompagnano la vita di ognuno, che ne danno testimonianza, nella continua ricerca del senso autentico della propria vita. Il grande rischio che oggi corriamo è quello di una comunicazione anonima, in cui è difficile decifrarne e decodificarne senso e scopo, per cui non riesce a coinvolgere le persone nel loro essere, ma rischia di diventare semplice ostentazione, se non provocazione e azzardo.

“Nel cambio epocale che stiamo vivendo, in un tempo che ci obbliga alla distanza sociale a causa della pandemia, la comunicazione può e deve rendere possibile quella vicinanza necessaria per riconoscere ciò che è essenziale e per far comprendere davvero il senso delle cose”, è stato anticipato dal messaggio di Papa Francesco. Non conosciamo la verità se non ne facciamo esperienza, se non incontriamo le persone, se non partecipiamo delle loro gioie e dei loro dolori. Il vecchio detto, “Dio ti incontra dove sei”, può essere una guida per tutti coloro che sono impegnati nel lavoro dei media o delle comunicazioni nella Chiesa. Nella chiamata dei primi discepoli, con Gesù che va a incontrarli e li invita a seguirlo perché li conosce e li ama da sempre, possiamo aggiungere anche l’invito ad utilizzare tutti i media, nelle molteplici peculiarità delle loro forme, per raggiungere le persone, ogni persona, come sono e là dove vivono.

Foto del 2020