Tutti a parlare degli ulivi segati l’altro ieri. Giusto, giustissimo. Poi leggo pure l’intervento a forma di post dell’assessore Martello che piange, come una prefica, sul letto di morte degli stessi ulivi segati e che giustifica (la segata) col fatto che erano su suolo privato e la Costituzione tutela e legittima le segate stesse.

Salvo poi, il Sega e Martello (nuovo simbolo al posto della Falce e medesimo Martello) prendere le distanze dall’azione di devastazione del verde a Trani, opera in atto, fra pubblico e privato, già da diverso tempo. Non mi sogno nemmeno di chiedere, per coerenza (sua) le dimissioni all’assessore “ben nato” (traduzione etimologica dal greco del suo nome di battesimo, Eugenio). In quanto l’amministrazione di cui fa parte, al di là di questo episodio nelle mani di un privato (e quindi che gli vuoi dire) ha fatto già stragi di alberi da un bel po’. Dalle palme morte, un’ecatombe, fino agli alberi di via Bari (su suolo pubblico, pubblicissimo) laddove il nuovo partito, per estensione pure quello ribattezzabile Sega e Martello, si è dato parecchio da fare.

Ci promisero, i seganti (segaioli fa troppo toscano nell’anno di Dante e svia il senso del nostro discorso, lo ammetto), ci promisero nuovi alberi in via Bari. Stiamo ancora aspettando. Intanto “reqiuescano in pace” le palme (il consigliere Loconte, neo “beccapalmemorte” ne ha conteggiate 24 spirate – un grazie agli ambientalisti tranesi al governo -.