Le graduatorie della misura 4.1a del PSR Puglia, che finanzia gli investimenti destinati ad aumentare la redditività delle aziende agricole, sono state annullate determinando lo stop a 183 milioni di euro. Lo ha deciso il Tar di Bari con una sentenza che potrebbe replicarsi tra pochi giorni anche per altre due misure del Piano di Sviluppo Rurale, bloccando di fatto quasi 500 milioni di euro destinati al supporto all’agricoltura. Secondo i giudici la Regione non ha effettuato correttamente il ricalcolo delle graduatorie disposto dopo l’accoglimento dei ricorsi cautelari, con il risultato di aver dato luogo ad ingiuste esclusioni dalle stesse graduatorie.

«L’amministrazione regionale – si legge nella sentenza – ha avviato un’istruttoria soltanto parziale in assenza di criteri e parametri oggettivi». Come fanno rilevare in una nota i consiglieri regionali del M5S, sottolineando l’ennesima sonora bocciatura per la Regione, il TAR ha ritenuto che il criterio scelto per l’attribuzione del punteggio utile al collocamento in graduatoria fosse del tutto inattendibile in quanto basato su mere auto-dichiarazioni dei concorrenti, non oggetto di preventiva verifica. Immediata la reazione anche delle opposizioni di centrodestra.  Parla di giornata nera per l’agricoltura pugliese l’europarlamentare Raffaele Fitto. «La sentenza del Tar – scrive l’esponente di Fratelli d’Italia – aprirà un enorme contenzioso con investimenti per milioni di euro che ora sono senza nessuna copertura giuridica».

«Un fallimento che dovrebbe portare alle dimissioni di Emiliano» dichiarano, invece, dalla Lega pugliese ricordando che il Governatore detiene anche la delega all’Agricoltura. «Emiliano dovrebbe scusarsi con tutti gli agricoltori beffati – rincarano la dose da Forza Italia – siamo già l’ultima Regione del Paese per la spesa del Psr e siamo anche quella che l’ha fatta peggio di tutte le altre». Si toglie un sassolino dalla scarpa anche l’ex assessore all’Agricoltura Leonardo Di Gioia. «Emiliano chieda scusa per avermi costretto alle dimissioni – dice Di Gioia – e per aver annullato un nuovo e funzionante bando per gli investimenti che oggi poteva dare piena operatività agli agricoltori».