Sono attesi a stretto giro i fondi stanziati dal Governo per far fronte all’emergenza alimentare che si è determinata in seguito alla chiusura di numerose attività decisa per contenere la diffusione del coronavirus. Non lavorare ha impoverito imprese piccole e grandi cui prima o poi bisognerà pensare visto che sono loro a dare lavoro.

L’immediata conseguenza che si è avuta, è che moltissimi sono rimasti senza un introito e quindi senza la possibilità di accedere almeno al bisogno basilare di poter fare la spesa. Il primo provvedimento importante è stato annunciato sabato 28 marzo e ha visto la messa a disposizione della cifra complessiva di 400milioni. Questi fondi sono stati poi spartiti in base agli indici di povertà ai comuni, determinando la assegnazione di fondi: il percorso che porterà alla effettiva elargizione non è chiaro: al momento sembra lasciata ai sindaci la determinazione dei parametri secondo cui assegnare i buoni per fare la spesa anche se probabilmente dovrà essere l’Anci nazionale a suggerire criteri omogenei.

Al momento, ciò che è sicuro, è che ogni amministrazione comunale dovrà operare una variazione di bilancio e trasferire i fondi al settore servizi sociali. Ogni comune dovrà acquisire la disponibilità di esercizi commerciali a ricevere i buoni di acquisto: i supermercati che daranno questa disponibilità potranno ricevere i buoni per poi farseli liquidare dalle amministrazioni comunali.

In questo momento molte amministrazioni comunali da noi contattate hanno deciso di elargire buoni giornalieri di circa dieci euro per comprendere quale potrà essere la quantità richiesta di buoni alimentari. La cifra assegnata ad ogni comune, infatti, dovrebbe poter coprire una spesa alimentare stimata in circa 300 euro al mese: secondo questi parametri, quindi, per fare alcuni esempi, nella città di Andria potranno accedere all’aiuto circa 3200 nuclei familiari, 2800 a Barletta, 1600 a Trani. Ma se le richieste dovessero essere molto più numerose, affermano alcuni amministratori locali, i fondi potrebbero andare esauriti in molto meno di un mese.

Come detto, al momento, sta ai sindaci determinare i criteri di accesso: alcuni hanno scelto di far dimostrare al richiedente di aver dovuto chiudere l’attività, altri hanno deciso di escludere chi già riceve altri sussidi economici.