I telefoni cellulari aziendali in uso al personale della Ferrotramviaria il giorno dell’incidente del 12 luglio, che ha causato 23 morti sulla tratta tra Andria e Corato, non erano in grado di chiamarsi tra loro. Laddove dunque, per ipotesi, uno dei capostazione si fosse reso conto di quanto stava accadendo, cioè che due treni procedevano in senso opposto sullo stesso binario, con ogni probabilità non avrebbe potuto utilizzare il cellulare di servizio per avvertire il capotreno o il macchinista, perché la rete aziendale prevedeva un sistema di abilitazioni «a gruppi omogenei».  È quanto emerge da un verbale di incontro sindacale firmato il 28 luglio, cioè circa due settimane dopo l’incidente, che è stato acquisito dal personale della Polfer e della Polizia di Stato che opera su delega della Procura di Trani.

Resta chiaro ed evidente che nel trasporto ferroviario il telefono cellulare è considerato solo un supporto, perché tutti i treni hanno un sistema di collegamento diretto con il Dco (la sala di controllo centrale) attraverso cui è possibile colloquiare in tempo reale. Sistema che in Ferrotramviaria era perfettamente funzionante, anche se, è stato accertato, non risultava attivato il meccanismo di registrazione automatica delle chiamate (pur presente e autorizzato). La rete cellulare aziendale dunque avrebbe potuto garantire un’immediatezza nella comunicazione tra il personale, per esempio tra il capostazione e il macchinista, e dunque in caso di emergenza può rivelarsi uno strumento prezioso. In Ferrotramviaria, fino al giorno dell’incidente, il telefono installato nelle singole stazioni poteva chiamare tutti i cellulari aziendali, ma una gran parte dei cellulari aziendali non era abilitata a chiamarsi tra loro.

Le indagini condotte dalla Procura di Trani, che attende il deposito della consulenza tecnica sull’incidente affidata a due esperti, avrebbero ricostruito la dinamica, ancora da accertare definitivamente: il capostazione in servizio ad Andria, Vito Piccarreta, avrebbe licenziato il treno diretto a Bari in quanto convinto che la linea fosse libera, senza rendersi conto della presenza di un convoglio proveniente da Corato. Lo scontro avvenne dopo 9 minuti dalla partenza del treno proveniente da Barletta, quasi in corrispondenza di una curva, ma nessuno dei due macchinisti si accorse di nulla tanto che – con ogni probabilità – non ebbero nemmeno il tempo di azionare la frenatura di emergenza. Allo stesso modo, è molto probabile che nemmeno i due capistazione (quello di Andria e quello di Corato, entrambi indagati) si siano accorti dell’errore commesso.

Stabilita l’ipotesi di causa materiale dell’incidente, l’indagine coordinata dal procuratore aggiunto Francesco Giannella si sta concentrando sulla sicurezza della linea, per chiarire se Ferrotramviaria ha fatto tutto il possibile ricorrendo alle migliori tecnologie disponibili.