Ho letto ieri un post dal contenuto pesantissimo di Ciccio Musacco nei confronti dell’assessore allo sport Leo Amoruso. Non entro nel merito di quel post, reso ancor più duro perché parte da un addetto ai lavori che rappresenta il grido di dolore, legittimo, della sua squadra di appartenenza, l’ASD Città di Trani 2019, retrocessa ieri in Prima Categoria. Io non so dirvi, in quanto non seguo, colpevolmente, il calcio locale da anni ( ultima partita vista allo stadio fu Trani- Noto, con festa promozione) se ls retrocessione sia stata facilitata dalla clamorosa indisponibilità dello stadio e sull”assessore Amoruso mi sono già espresso abbastanza ( ma non credo sia l’unico responsabile delle falle e dei naufragi, credo sia un’accusa sproporzionata), ma una cosa è certa: l’immagine di quel campo come lo vediamo, per giunta intitolato ad una brava persona come Lapi, ma non voglio cadere nella retorica, sia l’emblema di una Città che sta retrocedendo nel suo insieme, nel suo essere città, comunità, luogo di coltivazione di valori da trasmettere alle future generazioni. Non si è riusciti ad offrire in tutti questi anni uno straccio di Piscina Comunale per far fare sport o allenamenti ( le ragazze vincenti nel nuoto che tanto abbiamo celebrato in questi anni vanno ad allenarsi fuori città); non siamo riusciti a creare strutture per l’atletica; e poi, spostandosi in altre aree del vivere quotidiano: non un teatro vero all’aperto, o almeno un teatro tenda, non una struttura seria magari interrata per parcheggi gratuiti per i cittadini; non un luogo con servizi per accogliere gli autobus dei turisti. Caro Musacco, a noi dispiace per la retrocessione della simpatica squadra ( ci hanno giocato dei giovani tranesi volenterosi che avrebbero potuto sfruttare questa realtà come trampolino di lancio, come succede in tante altre città di provincia che sostengono davvero il calcio come occasione di crescita ed un pensiero va ad un dirigente appassionato come Gianni Di Leo che tanto aveva creduto in questa scommessa); a noi dispiace, certo, per la retrocessione, ma questo atto, in verità, ha il sapore di un’azione inclusiva, avvolgente, sprofondante. Trani retrocede come città e sprofonda in quel campo di rape e patate. Avremmo dovuto coltivare valori, ci ritroviamo con campi buoni per coltivare raponi e cipolle…