In questi giorni di grigiore morale per la nostra Trani, di morale molto basso per i noti fatti, mi è tornata in mente la frase dello scrittore André Gide: “Famiglie vi odio”. Noi non odiamo certo le famiglie in quanto tali, ma le osserviamo come “covi” o bracieri ardenti in cui spesso brucia quell’ odio, pulsa quella rabbia che a sua volta genera altro odio. Noi dobbiamo “odiare”, nel senso di contrastare, quella dimensione.

In quei focolari chiusi, nei quali è quasi sempre impossibile avere accesso ai veri sentimenti ed emozioni che li attraversano, ci sono tante situazioni di violenza non esplicita, non conclamata, ma che rappresenta un fiume carsico che scorre impetuoso, fatto di rancori repressi, donne umiliate, madri derise e non rispettate, sorelle maltrattate dai maschi alfa della famiglia, critiche esplicite contro altri componenti della famiglia, donne relegate a svolgere, da sole e senza alcun aiuto, sempre le stesse mansioni e relegate ad una esistenza senza attenzioni e pregne di umiliazioni.
Un velo di oscurità molto spesso resta incombente su tante famiglie e nessuno ne sa e ne saprà mai nulla.

Spesso sui visi, nei comportamenti oppositivi o nelle infantili ripicche dei ragazzi che “osserviamo” a scuola c’è solo un minimo riflesso di quel piccolo grande inferno familiare che si sviluppa a casa. Sta a noi educatori, osservatori e componenti del consorzio sociale, accorgerci in tempo di tutto questo, prima che sia troppo tardi. Non è mai facile. Famiglie che diseducano i ragazzi invece di educare ne abbiamo; famiglie che non maltratteranno fisicamente le donne ma che le umiliano puntualmente ne abbiamo. Famiglie, io non vi odio come Gide, ma è necessario cambiare mentalità e modi di essere intorno a tanti focolari…