Non ci sarà ancora archiviazione da parte del Tribunale per la vicenda della morte di Raffaele Casale, giovane chef scomparso a Trani, in via Martiri di Palermo, all’alba del 16 agosto 2017. Aveva 28 anni quando è rimasto vittima di un incidente in moto i cui contorni restano avvolti dal mistero. Da allora sono passati ben oltre 5 anni, nel mentre c’è stata una prima archiviazione del caso, la riapertura del fascicolo d’inchiesta e due richieste del pm di archiviazione nonostante indagini suppletive disposte dal gip Lucia Anna Altamura. Lo stesso giudice che ora ha fissato al 14 marzo prossimo la nuova udienza camerale dopo l’ennesima opposizione dei familiari del giovane chef e dopo il cambio di pm. In particolare papà Felice che continua a tener viva la battaglia affinchè ci sia una spiegazione più plausibile per la caduta e la morte di suo figlio Raffaele dopo quella caduta in modo in quella maledetta curva di via Martiri di Palermo. Al momento c’è un’unica indagata per omicidio stradale, una donna 40enne.

Da gennaio ad ottobre scorso, data in cui l’allora pm chiese l’archiviazione del caso, sono state effettuate diverse altre indagini disposte dal gip. In queste nuove indagini, ci spiega Felice Casale, sarebbero emersi nuovi elementi importanti come scritto anche nei verbali depositati agli atti. Intanto la presenza di una terza auto di cui però non si hanno sostanzialmente notizie e che non era mai emersa prima negli atti e poi gli ulteriori approfondimenti nei confronti di due soggetti per false dichiarazioni. Poi restano gli interrogativi tutti da appurare rispetto alla mancata pulizia di quel tratto di strada in via Martiri di Palermo. Papà Felice comunque non si arrende e continua a chiedere giustizia partendo da una domanda che tormenta in particolare i familiari del giovane chef: «come mai tutte queste incongruenze non furono subito rilevate nell’immediatezza dell’incidente?».

In questi giorni, nel punto esatto in cui Raffaele cadde con la sua moto, è stato installato un nuovo striscione che ritrae il giovane chef intento a donare sangue a seguito della tragedia ferroviaria del 12 luglio 2016 tra Andria e Corato e gli appelli che si rincorsero in quella circostanza. “Verità e giustizia” resta, tuttavia, la frase ricorrente e per cui la famiglia Casale continua a non darsi pace.