Delle peripezie legate al Castello Svevo di Trani hanno già parlato opportunamente altri colleghi della stampa nel periodo in cui ero in vacanza, a cominciare da Stefano Massaro proprio su queste colonne online. Non credo di dover aggiungere altro circa una vera e propria mortificazione inflitta a Trani, col Castello chiuso in giorni di punta e con molti visitatori disorientati, tra l’indicazione dell’apertura e poi dell’effettiva chiusura. Ennesima tegola riferita ad un ambito culturale tranese sempre più depauperato per vari motivi e varie coincidenze sfavorevoli. Proprio ieri parlavo dell’uso “abuso”, mi sia passata l’espressione, di piazza Duomo. Lì non c’erano scuse di personale carente come per il Castello (di per sé una grave mancanza d’estate per una città d’arte). In piazza Duomo si tratta di scelta mirata e avallata: un bicchiere di vino con un panino e salsiccia che non fanno la felicità di “Al baniana” memoria, ma mortificano l’orgoglio dei tranesi.

E non finisce qui: guardate come è ridotto il monastero di Colonna (vedi foto). Una volta ci venivano le spose e le famiglie ed i turisti. Qualsiasi altra città ne avrebbe fatto una meta irrinunciabile e remunerativa negli itinerari turistici: a Trani un gioiello del genere vede il chiostro, chiuso al pubblico, invaso dalle erbacce e dall’incuria e lo spiazzo interno, un tempo luogo di cultura e festival tetarali, -ricordi Marco Pilone?-, ora è invaso da erbacce, terreno incolto, con una solo accessorio a guardare lo spiazzo abbandonato: l’autopompa. Triste immagine di una Trani impoverita, che solo gli amministratori coi loro “pompisti” più o meno a pagamento si ostinano ancor a a definire attraente.