«Le zone residenziali di completamento B, sono aree ormai quasi interamente urbanizzate situate nelle zone più centrali della città e per questo più appetibili da parte degli imprenditori del mattone. Il rischio che si corre, se le pratiche edilizie non vengono istruite correttamente è che si dia una interpretazione errata delle norme tecniche del piano urbanistico, con l’avvio di una vera e propria speculazione edilizia con eccessiva densificazione urbana e costruzioni sempre più spinte verso l’alto». Lo scrive in una nota il consigliere comunale del M5S Trani, Vito Branà.

«Leggo con estrema perplessità e auspico un intervento degli ordini professionali ad oggi silenti, il contenuto della determinazione del Dirigente dell’area urbanistica pubblicata sull’albo pretorio del Comune di Trani in data 21 dicembre scorso e allegata pec datata 09.12.2021 inviata all’arch. Nicola Fuzio in qualità di tecnico incaricato alla redazione del Pug, con richiesta di parere in merito all’applicazione di alcune norme del Pug.

L’Architetto ha risposto in maniera del tutto informale, senza apporre il timbro professionale, forse perché contrariamente a quanto indicato nella richiesta del dirigente non fu lui il tecnico incaricato di redigere il Pug di Trani, bensì il padre Prof. Ing. Giovanni Fuzio.

L’Architetto Fuzio ritiene che in zona B nel calcolare la distanza dai confini dei lotti e tra fabbricati non si debba considerare l’altezza massima così come definita nelle norme tecniche di attuazione del Pug e recepita nel nuovo regolamento edilizio di recente approvato.

Ma allora le distanze come vanno calcolate? In base a quali altezze? Più l’erigendo edificio è alto e più arretra rispetto ai confini e dai fabbricati circostanti, viceversa più piccole sono le distanze dai confini e dai fabbricati circostanti, più bassi devono essere gli edifici da realizzare. Questo per evidenti questioni di salubrità. Aria e luce sono fondamentali per la qualità della vita urbana dei cittadini, al pari delle aree pubbliche di cui deve essere dotata anche la città costruita e non solo i quartieri in espansione.

Non si comprende, dunque, per quale motivo l’Architetto Fuzio ritenga che la norma 2.2.15 d (H) delle NTA non sia pertinente nelle zone B, dove a suo dire non sarebbe applicabile il parametro dell’altezza massima.

A parte che il citato articolo è riferito al regolamento edilizio e non alle NTA e che tale articolo è riportato anche nel vecchio regolamento, quello allegato al Pug redatto dal padre Prof. Fuzio, da una veloce lettura del regolamento datato 2006 non possiamo che constatare che l’altezza massima è quella definita dall’art. 2.2.15.a come la “maggiore delle altezze dei vari prospetti”, mentre l’art. 2.2.15.d. fa riferimento all’altezza del PROSPETTO e che l’art. 2.2.15.b sempre del regolamento stabilisce che “per gli edifici coperti a terrazzo, l’altezza del prospetto si misura a partire dal punto medio dell’intersezione della sistemazione esterna con la parete verticale da misurare, fino all’estradosso del solaio di copertura dell’ultimo piano”. In pratica dal marciapiede al lastrico solare.

Dunque l’altezza di ciascun prospetto e non l’altezza massima fra i prospetti, va calcolata secondo quanto espressamente e chiaramente definito nel Pug approvato e dagli artt. 2.2.15.b e 2.2.15.d del regolamento edilizio, senza dar vita ad interpretazioni di fantasia che possono essere lesive dei diritti dei cittadini e che possono condizionare negativamente la vivibilità e la qualità delle nuove edificazioni.

A Trani non vogliamo “funghi di cemento”, non vogliamo ecomostri!

(la presente nota viene inviata ai vertici del palazzo di città e agli ordini professionali per gli auspicabili approfondimenti)».