E se provassimo col nuovo anno ad abbandonare le utopie riguardanti la Cultura (tipo Trani Capitale) e pensassimo a riscoprire la Cultura tranese per farla divenire materia sperimentale nelle scuole (molto meglio della posticcia – per come è stata pensata – ora e Settimana dell’Educazione civica). O per farla diventare sistematico argomento trattato sui giornali od organizzato ed organico strumento di lavoro valorizzando al tempo stesso le tante risorse (giovani e non) locali. C’è tanta gente, tanti profili di qualità di persone capaci e preparate che restano fuori dai giochi e dalle iniziative perché non legate a partiti, ad associazioni organiche e vicine a chi governa o a chi finge o fingeva di fare opposizione, per poi passare all’incasso.

C’è tanta gente, ad esempio, preparata sui contenuti delle radici e tradizioni linguistiche dialettali, sulle storie nascoste della Grande Narrazione tranese, sui personaggi storici, sugli aneddoti, sulle tradizioni enogastronomiche. E invece la stragrande maggioranza di queste persone resta nel proprio recinto limitato ad una cerchia ristretta, stampa e pubblica opere a proprie spese, vede inaridire le proprie passioni e studi perché restano non trasmessi, non tramandati, non diffusi. Osservo con malinconia tutti questi concittadini che potrebbero dare tanto ed invece restano sempre col loro libro in mano e mi chiedono una recensione o che giustamente correggono l’espressione dialettale sbagliata. Li fanno accontentare di così poco…

Molte persone che occupano posti di comando o di responsabilità infatti, immobilizzate da autoreferenzialità e proprie ambizioni personali, dovrebbero a loro volta diffondere e far conoscere all’esterno la Cultura tranese.

Si resta invece sempre fermi al palo. Ci si specchia in cerchia ristretta, ogni tanto qualcuno evoca un ricordo, si beve un bicchiere con un panino. E questa è, solo per pochi, la felicità di “albanorominiana” memoria. E la Cultura tranese resta nelle cartoline degli spot pagati in tv…

Auguro ai miei lettori un buon 2022.