Mentre ci prepariamo ad accogliere gli ospiti dei Dialoghi di Trani, mentre discettiamo sull’articolo della Lucetta, mentre arrivano le bollette Tari con valvola d’incazzatura aperta annessa, mentre rivediamo l’ennesimo servizio a pagamento della Trani patinata, da bere, con il Porto ex salotto, ora ridotto a teoria di scatoloni ed, ultimo arrivo, ombrelloni che sembrano enormi parabole di Sky, ecco che la nostra precarietà di Tranesi sempre più immersi nell’abbandono o nella bruttura estetica e morale, trova un altro simbolo di riferimento. Un riquadro che si apre davanti a noi mentre parliamo, scriviamo, chattiamo. Tranese che guardi davanti a te, l’avvenire è incerto e pieno di annunci vacui. Uno di quei simboli del precario, del brutto e dell’abbandono sta nella periferia nord. Una delle zone più dimenticate e sedotte e abbandonate dalle ultime, roboanti elezioni. Qui non arriva manco Trani Sadness. Via Giachetti. Parco iniziato e non terminato. Sfasciume, cani che defecano, degrado con rifiuti gettati e mai raccolti. Tranese che guardano l’avvenire e, per tante ragioni, si sentono tutti un po’ abitanti di via Giachetti.