Chiusi all’interno dei propri comuni, sono cica 2 milioni i pugliesi che hanno dovuto rinunciare alle gita fuori porta e ai pranzi al ristorante o negli agriturismi, con l’unica consolazione dei panini a Km0 preparati nei mercati contadini per brevi passeggiate in riva al mare, sul lungomare o in parchi e giardini. E’ quanto afferma Coldiretti Puglia.

Con la Puglia in zona arancione restano ancora chiusi 15mila bar, trattorie, ristoranti, 6500 pizzerie e 900 agriturismi in Puglia che non hanno potuto riaprire neppure all’aperto dal 26 aprile 2021 – insiste Coldiretti Puglia – dopo mesi di lockdown, con effetti pesanti sull’insieme delle attività economiche ed occupazionali.

«La spesa alimentare è tornata indietro di dieci anni su valori del 2010 nonostante che in termini percentuali si sia verificato un aumento rispetto alle altre spese. I consumi alimentari dei pugliesi fanno segnare un calo dell’11,8% per effetto del crollo del canale della ristorazione che non viene compensato dal leggero aumento della spesa domestica – dice Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia».

In zona arancione restano sospese tutte le attività di ristorazione e, quindi, anche la somministrazione di pasti e bevande da parte degli agriturismi. E’ consentita – precisa Coldiretti Puglia – solo la consegna a domicilio, nonché fino alle ore 22 la ristorazione con asporto, con divieto di consumazione sul posto o nelle vicinanze dei locali.

In complesso – sottolinea Coldiretti Puglia – quasi 22000 ristoranti, bar, mense e pizzerie  e gli agriturismi operanti in Puglia sviluppano un fatturato annuale di oltre 5 miliardi di euro che ora è praticamente azzerato, con i pesanti effetti che si trasferiscono direttamente – conclude Coldiretti Puglia – lungo tutta la filiera a causa del taglio delle forniture di alimenti e bevande colpendo le aziende agricole ed alimentari per le quali è necessario prevedere adeguati ristori.

Una situazione di difficoltà che ha fatto chiudere il 14,4% di bar e ristoranti e gli effetti della chiusura delle attività di ristorazione – continua la Coldiretti – si fanno sentire a cascata sull’intera filiera agroalimentare con disdette di ordini per le forniture di molti prodotti agroalimentari, dal vino all’olio, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione – precisa la Coldiretti Puglia – rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato. In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione e l’agriturismo – precisa la Coldiretti regionale – rappresentano addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato.

La possibilità di riaprire le attività di ristorazione sfruttando gli spazi all’aperto – precisa la Coldiretti regionale – salverebbe i 900 agriturismi pugliesi che possono contare su ampie aree all’esterno per assicurare il necessario distanziamento a tavola. Una misura attesa dopo che le chiusure a singhiozzo dall’inizio della pandemia hanno tagliato i redditi degli operatori.

Per effetto delle limitazioni imposte alla ristorazione è a rischio un sistema agroalimentare che in Puglia è assicurato grazie al lavoro di oltre 100mila aziende agricole e stalle – conclude Coldiretti Puglia – più di 5mila imprese di lavorazione alimentare e una capillare rete di distribuzione che a causa dell’emergenza Covid è sostenuta dalle consegne a domicilio e dall’asporto.