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Vincenzo Toto, pittore derubato ed il misterioso benefattore: storia di una Trani che piace

pPiccole storie di gente che ci dimostra che siamo ancora umani

Nei mesi scorsi aveva risistemato, anzi restaurato, gran parte delle insegne delle vie di Trani, specie quelle del Centro, circondate da palazzi ottocenteschi e dal sapore di una città fascinosa. Ecco, quelle insegne, ormai sbrecciate o scolorite, opache e quasi illeggibili, hanno ripreso vita grazie all’opera volontaria di Vincenzo Toto, cittadino tranese, infaticabile imbianchino, uomo semplice e con un distintivo morale ben impresso: il senso del dovere declinato alla voce “amore per Trani”.

Non un amore posticcio, interessato, da campagna elettorale, per intenderci, ma totale e incondizionato.

Ma c’è un neo che incombe, per fortuna a lieto fine, in questa storia: Vincenzo tra un lavoro e l’altro e nei momenti di svago si sposta con la sua inseparabile bicicletta, un’altra sua passione, dopo quella per Trani e per il suo lavoro. Proprio qualche tempo dopo il suo gesto d’amore per la città, eccolo “ricambiato” con una moneta odiosa e insopportabile: il furto della sua bicicletta.

Il Comune di Trani, che lo aveva pubblicamente riconosciuto per il suo lavoro di risistemazione delle insegne, viene a sapere del furto e vorrebbe regalargli una bicicletta nuova. Vincenzo, da quanto riferisce una fonte a lui vicina, gentilmente rifiuta perché pensa che i soldi impiegati per comprargli la bici nuova sarebbero comunque sottratti alle casse di Palazzo di Città, quindi ai suoi concittadini e questo non gli va. Gentilmente rifiuta.

Ecco dunque entrare in campo il benefattore, il cittadino Antonio, che non vuole venga rivelata la sua identità. Antonio possiede una bicicletta appartenuta a suo padre, che quindi ha un enorme valore affettivo, ma siccome è pigro e non la usa mai, secondo quanto ha confidato a Vincenzo, ha deciso di regalarla al nostro valente imbianchino. Probabilmente, dato lo slancio, l’avrebbe regalata anche se non fosse stato pigro e quello potrebbe essere un “alibi”.

Piccoli gesti, ma significativi, piccole storie di gente che ci dimostra che siamo ancora umani, in questo momento storico fatto di rabbia e tensioni.

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