«Qualche giorno fa ho espresso il mio consenso al comunicato con il quale Michele Emiliano preannunciava la istituzione di nuovi posti letto nella rete ospedaliera pugliese. L’ho condiviso sia nei tempi che nel merito perché le delibere alle quali si fa riferimento in quell’articolo dimostrano quanto questa Amministrazione regionale sia capace di esprimere una autocritica propositiva  e di predisporre, facendo tesoro delle esperienze, specie di quelle negative,  ambiziosi progetti per il futuro; del resto sarebbe stato facile nascondersi dietro il facile alibi che in questo frangente tutte le regioni, anche quelle più ricche e moderne, hanno sofferto per carenze organizzative identiche alle nostre». Interviene così, in una nota, il consigliere regionale Domenico Santorsola.

«In un clima di revisione  fattiva la Giunta Regionale ha approvato in via definitiva la istituzione nella Puglia di una “rete ospedaliera di emergenza” che prevede nella Puglia l’incremento dei posti letto ed  il potenziamento di specialità come l’infettivologia e la terapia intensiva collegate direttamente alla assistenza qualificata di pazienti affetti da patologie correlate al Covid 19; contemporaneamente si istituisce la “rete dei laboratori” con lo scopo di mettere in grado il sistema di fare diagnosi complete ed attendibili in tempi compatibili con l’urgenza della situazione.

E’, infatti, innegabile che questa pandemia ha dimostrato che la nostra rete assistenziale non è sufficiente a far fronte ad emergenze che, per quanto rare, non sono assolutamente imprevedibili e che potrebbero, nel futuro, ripresentarsi con aspetti e virulenze diverse.

Mi piace, però, sperare che i nuovi posti letto non saranno soltanto quelli necessari a raggiungere il tetto di 1644 p.l. dedicati alle “patologie Covid correlate” ma che, invece, si metterà mano, al più presto, ad una revisione del piano regionale  degli ospedali!

Con spirito di collaborazione propositiva suggerisco, perciò, di implementare sul territorio pugliese il numero dei posti letto e di potenziare la rete dei laboratori anche per le patologie che non hanno relazione con la pandemia attualmente in corso o con quelle che, eventualmente, si dovessero presentare.

Mi riferisco, in particolare, alla capacità di assistere in maniera completa ed efficace i malati fragili, i pazienti oncologici, le persone affette da malattie croniche quali il diabete e l’insufficienza renale, i cardiopatici, i soggetti non autosufficienti e tutti quei pazienti in attesa di diagnosi che in questo periodo, pur senza essere stati dimenticati, sono tuttavia passati in secondo ordine.

Sarà mio dovere proporre la discussione di questo argomento in Consiglio regionale non appena le restrizioni dettate dalla emergenza sanitaria saranno rimosse permettendo una ripresa della attività legislativa ma, nel frattempo, suggerisco al presidente Emiliano due spunti di riflessione.

In Puglia l’azione di contenimento della diffusione del coronavirus è stata indiscutibilmente più efficace che in altre regioni ed uno dei pilastri strategici è stato l’adozione di una netta separazione tra “ospedali Covid” e strutture, territoriali ed ospedaliere,  dedicate a pazienti affetti da patologie croniche ed acute diverse dal Covid.

Sarebbe, pertanto, opportuno che in ogni ASL questa differenziazione venisse mantenuta; nella BAT, in particolare, il ruolo di ospedale Covid, con un adeguata implementazione in termini di uomini e mezzi, deve essere affidato al “Vittorio Emanuele II” di Bisceglie che ha dimostrato di saper sopportare il carico di pazienti grazie anche alla esperienza storica maturata all’interno del reparto infettivi.

Di contro deve essere ripristinata una capacità assistenziale per pazienti non Covid attraverso un incremento del numero totale dei posti letto riportandolo ai valori percentuali rispetto alla popolazione residente previsto in altre regioni italiane, riequilibrandolo sui vari territori ed evitando che le logiche spartitorie e campanilistiche adottate in passato determinino la frammentazione e l’indebolimento della offerta sanitaria.

Riportando ancora nella Bat questo concetto e lasciando invariata la distribuzione delle strutture territoriali per l’assistenza, potrebbe essere utile ricollocare a Trani l’ospedale di base o, in alternativa, pensare ad una collocazione geocentrica più opportuna per un unico grande ospedale multispecialistico.

Una struttura così organizzata non solo potrebbe soddisfare le aspettative e le necessità della popolazione residente ma sarebbe anche in grado di erogare, in assoluta sicurezza,  assistenza sanitaria qualificata ad un territorio più vasto di quello della stessa provincia.

Una collocazione ideale? A mio parere la zona circostante la intersezione delle vie che collegano Trani a Corato ed Andria a Bisceglie su terreni  già di proprietà pubblica ma, ovviamente, la Giunta potrebbe valutare altre ipotesi.

Il secondo suggerimento riguarda la rete dei laboratori all’interno della quale sarebbe utile prevedere per ciascuna ASL un laboratorio territoriale tecnologicamente attrezzato capace di soddisfare le richieste provenienti dal territorio  ed in grado di praticare le indagini di screening per patologie epidemiche o, comunque, altamente diffusive sulla popolazione non ospedalizzata.

In questo modo la rete dei laboratori non si reggerebbe solo sulle strutture private ma avrebbe per ogni ASL un centro di riferimento pubblico che potrebbe eventualmente validare i risultati riscontrati negli altri laboratori ed essere capace di supportare la diagnostica ospedaliera in qualsiasi circostanza, anche nei momenti di crisi emergenziale come quella che stiamo vivendo attualmente».