Il nuovo possibile insediamento del Grande Centro Commerciale della Distribuzione previsto sulla strada provinciale Trani-Andria «scomoderà» il Consiglio Comunale della città di Trani, che è chiamato ad esprimersi il prossimo 31 marzo, quando affronterà la «questione urbanistica» legata, di conseguenza, alla nascita del nuovo colosso in un territorio che di colossi ne ha subiti tanti nel corso degli ultimi vent’anni. Sono note le conseguenza dei precedenti centri e sono chiari i risultati dell’illusione dei posti di lavoro.

Il Consiglio Comunale tranese, quindi, potrebbe giovedì 31 marzo prossimo decidere di «favorire» l’allocazione del capannone della futura grande attività di vendita al pubblico, alle imprese, alle aziende, agli artigiani, ai commercianti non solo di Trani ma dell’intero territorio.

Sull’argomento torna l’Associazione di Categoria Unimpresa Bat, la quale è sostenuta dalle aziende di settore, piccole e medie che si sentono realmente «minacciate» dall’avvento del «Colosso di Trani» in un periodo storico particolarmente delicato con una tensione sociale alle stelle. Il Presidente Savino Montaruli ha fatto sapere: «La nascita di questo Colosso della Distribuzione di materiali all’ingrosso e al dettaglio che potrebbe nascere sulla provinciale Trani-Andria si dice porterà con sé un centinaio di posti di lavoro. Ebbene, premesso che non conosciamo né la qualità di questi paventati nuovi posti di lavoro né altro nel merito e che le esperienze di questa terra parlano chiaro in tal senso alla luce di quanto accaduto negli ultimi diciassette anni, sono certo che il Consiglio Comunale di Trani, tutti i Consiglieri comunali di Trani, la classe politica, dirigente e sindacale tranese, ma non solo,  tengano conto che quella dei posti di lavoro è un’arma a doppio taglio».

E ancora continua: «Se proprio si vuole parlare di rimpianti per occasioni perse allora sarebbe il caso che si concentri l’attenzione più sugli sprechi di occasioni e di pubbliche risorse. Quelle risorse erano e sarebbero dovute essere il volano per lo sviluppo, la crescita ed il progresso di questa terra e del suo tessuto economico e produttivo ma un sistema chiuso in egoismi ed egocentrismi, senza prospettive, senza ambizioni e soprattutto senza una Visione di sviluppo del territorio che mettesse insieme quella rete di interessi che, forsanche legittimamente, ognuno, invece, ha voluto coltivare nei campi solitari oggi inariditi ed incolti».

Parole dure e posizioni molto chiare che sostengono un forte rischio per centinaia di aziende del settore e migliaia di posti di lavoro da parte di Unibat che si fa portavoce del disagio delle imprese.