Al momento resta solo un’ipotesi investigativa, ma tra le diverse   possibilità prese in considerazione dagli inquirenti sembra essere una delle più realistiche. Palazzo Borsellino, in piazza Mazzini, nel cuore del centro storico di Trani: potrebbe essere questo l’obiettivo dell’attentato fortunatamente sventato dai Carabinieri, grazie al sequestro, una settimana fa, di undici chilogrammi di tritolo: una parte dell’esplosivo, circa tre chili e mezzo, era trasportato in bici, con tanto di detonatore, da un 66enne tranese, Gaetano Arnesano, arrestato in flagranza di reato. Il resto, poco più di sette chili, è stato trovato nell’abitazione dell’uomo, considerato un esperto in materia di ordigni artigianali e colui che avrebbe confezionato la bomba.

In base a quanto ricostruito nel corso delle indagini, il 66enne era diretto proprio in piazza Mazzini, dove avrebbe dovuto lasciare l’esplosivo vicino ad un cassonetto della spazzatura. A chi, ancora non è chiaro. La cosa certa è che sarebbe stato utilizzato per un attentato: lo avevano capito anche i coinquilini dell’uomo, la 47enne di origini tranesi Anna Olivieri ed il 39enne marocchino Ibrahim Bichou, sottoposti a fermo in attesa della pronuncia del gip sulla convalida dell’arresto. I due hanno ammesso di essere a conoscenza della presenza di tritolo in casa. In base a quanto emerso dalle indagini, la donna avrebbe anche chiesto ad Anesano, il giorno del suo arresto, dove stesse andando con tutto quell’esplosivo, ricevendone una risposta a dir poco inquietante: “Lo scoprirai dai telegiornali!”. Particolari resi noti, ieri mattina, nel corso di una conferenza stampa convocata dal Procuratore Antonino Di Maio.

Secondo i primi elementi acquisiti dai Carabinieri, l’attentato sarebbe stato messo a segno a distanza di qualche ora, al massimo di pochi giorni. C’è da capire dove. Tra gli obiettivi sensibili pubblici ipotizzati dagli inquirenti, c’è appunto quello di Palazzo Borsellino, sede della Polizia Giudiziaria presso la Procura e situato proprio in piazza Mazzini. Un edificio dal valore simbolico oltre che istituzionale: venne infatti confiscato all’ex boss tranese Salvatore Annacondia ed intitolata, nel dicembre 2013, alla memoria del giudice ucciso dalla mafia.

Un’ipotesi, ma non l’unica. Nei pressi del palazzo, abita infatti la mamma di un collaboratore di giustizia, così come non è escluso che il tritolo fosse destinato ad altri obiettivi, non necessariamente vicini alla piazza. O ancora utilizzato per un’azione “in grande stile” della criminalità locale per un regolamento di conti o nell’abito del racket delle estorsioni. Tutte piste che gli inquirenti stanno battendo in queste ore, ma sulle indagini vige precauzionalmente il massimo riserbo.