Il fumo è più o meno incessante anche se dipende spesso dalla direzione del vento. Quello che resta certo è che in contrada Monachelle a Trani si continua a non comprendere fino in fondo il perché di questi fumi dal terreno all’interno di una vecchia cava ormai dismessa. In particolare la cava nei pressi del Parco di Santa Geffa, già sottoposta a sequestro da parte dei Carabinieri a fine settembre scorso, è tornata nuovamente alla ribalta. Dopo le denunce ed i sigilli dei militari del Nucleo Operativo Ecologico, si sono nuovamente registrate fuoriuscite di fumi. Cosa stia bruciando dalle crepe del terreno, tuttavia, è ancora impossibile stabilirlo.

Non necessariamente potrebbero esser rifiuti pericolosi, ma è altamente probabile che in quelle cave ormai abbandonate, siano stati stoccati e tombati rifiuti che oggi, presentano il loro conto. L’odore acre e nauseabondo che si respira nell’aria appena giunti, ne è la prova più tangibile e la preoccupazione aumenta. Dopo la prima lettera inviata dal Sindaco di Trani, Amedeo Bottaro, è arrivata la nuova missiva datata 18 ottobre ed indirizzata a Noe, Arpa Puglia e Procura della Repubblica di Trani che ha già aperto un fascicolo contro ignoti dopo i sopralluoghi di fine settembre. Nella lettera il Sindaco chiede nuovamente di conoscere lo stato delle attività poste in essere al fine di attivare eventuali iniziative che possano far cessare la fuoriuscita dei fumi. Negli anni ’80 in quelle zone nelle campagne tra Trani ed Andria, infatti, potrebbe esserci stato lo stoccaggio di rifiuti ospedalieri o di altra natura così come sostenuto da Salvatore Annacondia, collaboratore di giustizia. Di certo vi è che sotto quei terreni e quelle crepe qualcosa brucia per autocombustione. Cosa vi sia o cosa potrebbe bruciare lo dovranno stabilire le nuove analisi dell’ARPA e dei Carabinieri che nel frattempo avrebbero individuato anche i proprietari del sito.