L’indipendenza della magistratura è una prerogativa non un privilegio sempre nell’interesse di ogni individuo per garantire libertà ed imparzialità. E’ la sintesi della Lectio Magistralis di Giovanni Canzio, Primo Presidente della Suprema Corte di Cassazione, ospite al Tribunale di Trani in una giornata interamente dedicata ad avvocati e magistrati del foro tranese. In mattinata nell’aula di Corte d’Assise alla presenza del presidente del Tribunale, Antonio De Luce, poi nel pomeriggio nella biblioteca storica del consiglio forense dove si è parlato di indipendenza ed autonomia della magistratura con il presidente emerito dell’ordine forense di Trani, Antonio Giorgino, insieme al vice presidente del Consiglio nazionale forense, Francesco Logrieco. Un tema particolarmente scottante e d’attualità che lo stesso Giovanni Canzio ha trattato spaziando dai principi della Costituzione giungendo rapidamente a Piero Calamandrei sino ad una visione attenta di significati e principi.

«I giudici fanno parte della società – ha ricordato Canzio – ma non possono rendere una giustizia adeguata ed efficace senza ottenere la fiducia dei cittadini. Si ha fiducia – ha ricordato Canzio – se si risponde ai bisogni ed alle domande di giustizia». Ampio capitolo della Lectio Magistralis, infatti, è stato dedicato proprio alla credibilità ed alla fiducia che, secondo Canzio, sono strettamente correlati: «Accanto all’indipendenza, infatti, è necessario coniugare efficacia d’azione altrimenti vengono meno legittimazione e fiducia». Poi un passaggio essenziale e strettamente correlato verso l’attesa di giustizia da parte dei cittadini pur comprendendo le difficoltà alle quali la Giustizia stessa italiana deve far fronte: «Il giudice deve svolgere un processo equo ed imparziale e deve provvedere ad una decisione che sia la più giusta – ha ricordato Canzio in conclusione di intervento – serve una decisione di qualità e fatta in tempi rapidi. Queste sono le caratteristiche che creano incremento o decremento della fiducia nella magistratura. Queste sono le caratteristiche – ha concluso il Primo Presidente della Suprema Corte di Cassazione – di cui il cittadino ha diritto perché questo è il significato di Stato di diritto».