La  Procura di Trani non ha dubbi: in dieci anni la discarica comunale di contrada Puro Vecchio – nella quale non si smaltiscono rifiuti ormai da settembre 2014 – ha immesso nell’atmosfera 80 milioni di metri cubi di biogas. Per evitarlo sarebbe bastato un impianto di captazione del biogas, ma questo non è stato mai realizzato, con il risultato di creare un rischio esplosione e facendo uscire percolato dal sottosuolo “a mo’ di geyser”.

Rimane sostanzialmente immutato il quadro accusatorio nei confronti di 21 persone coinvolte nell’inchiesta sul disastro ambientale della discarica tranese. Per tutte e per due società il pm della Procura tranese, Michele Ruggiero, ha chiesto al Gup del Tribunale, Angela Schiralli, il rinvio a giudizio. L’udienza è fissata per il prossimo 11 luglio.

Gli imputati devono rispondere – a vario titolo – di disastro ambientale, gestione continuata di rifiuti e discarica in mancanza della prescritta autorizzazione e inosservanza delle prescrizioni contenute nelle autorizzazioni, emissioni in atmosfera non autorizzate, concorso in turbata libertà degli incanti e corruzione aggravata, omissione in atti d’ufficio. L’Amiu spa (la società comunale che gestisce la discarica) e la Marco Polo Engineering Sistemi Ecologici di Borgo San Dalmazzo, in provincia di Cuneo (tra quelle in gara per realizzare l’impianto di captazione del biogas) rispondono, invece, dell’illecito amministrativo derivante da alcuni reati contestati ai loro ex o attuali amministratori.

Alla sbarra ci saranno gli ultimi due ex sindaci di Trani, Luigi Riserbato e Giuseppe Tarantini, e i loro rispettivi ex assessori comunali all’Ambiente, cioè Giuseppe De Simone e Giuseppina Chiarello. E ancora l’ex capo dell’Ufficio tecnico comunale, Giuseppe Affatato; gli ex amministratori dell’Amiu spa, Antonello Ruggiero e Francesco Sotero; l’ex direttore tecnico, Michele Zecchillo, tre tra ex componenti del cda e del collegio sindacale e due dipendenti dell’Amiu.

Risultano imputati anche dirigenti della Regione Puglia: Antonello Antonicelli (ex dirigente coordinatore delle Politiche di tutela e sicurezza ambientale), Giuseppe Tedeschi (servizio Rischio industriale), Giuseppe Maistri (ufficio Aia) e Caterina Dibitonto (ex dirigente Inquinamento e Grandi impianti). Per la questione impianto biogas, rischiano il processo anche l’architetto Michele Lastilla, che doveva occuparsi della progettazione architettonica dell’impianto, e Loris Zanelli, direttore generale della Marco Polo Engineering. Infine due tecnici di un laboratorio bitontino, Pasquale e Pietro Elia Abbaticchio, incaricati da Amiu di effettuare analisi sulla discarica per aver rilevato “tardivamente” nel 2014 “una forte impennata della concentrazione dei metalli pesanti”.

La discarica, inoltre, aveva proseguito la sua attività fino al 2014 nonostante l’Aia (l’autorizzazione integrata ambientale, rilasciata nel settembre 2008) fosse decaduta a causa della mancata realizzazione ed entrata in esercizio dell’impianto per il biogas, che però sarebbe dovuta avvenire entro il settembre 2009.

Il 4 settembre 2014, a causa del superamento di alcuni parametri di legge, il servizio Rischi industriali della Regione Puglia dispose la chiusura della discarica di Trani e, quindi, bloccò il relativo conferimento dei rifiuti che, all’epoca, arrivavano anche dai Comuni del Barese. Il 15 gennaio 2015, però, la discarica venne sottoposta a sequestro probatorio perché, secondo la Procura, era “incombente e concreto il pericolo di esplosione della discarica, a causa della mancata realizzazione di impianto di captazione del biogas”.