Riceviamo e pubblichiamo una nota a firma di Raffaella Merra, vice segretario Azione.

«Ma davvero volete farci credere alle favole? Il “vizietto” della gara deserta…
Dietro una gara deserta a volte si può nascondere un accordo di cartello, o anche peggio…
La gara può non essere appetibile rispetto al mercato. Per questo quando una gara va deserta ci si deve chiedere: dove ho sbagliato?. Ci possono essere requisiti troppo stringenti o una base d’asta sovra o sottostimata o un servizio di fornitura non spiegato bene. E così si riscrivono i progetti. Non a caso il presidente dell’Anac chiede che le stazioni appaltanti siano qualificate. Il trucco dov’è?

Dopo che una gara va deserta, l’amministrazione appaltante diventa più libera di muoversi. Cadono alcune regole e si abbassa l’asticella dei requisiti richiesti.
Così da poter decidere a chi conferire l’appalto?
Le opzioni a disposizione sono tante: si può avviare una procedura negoziata invitando gli operatori economici, si può riscrivere il bando con prezzi e requisiti minori, si può scegliere l’affidamento diretto, spezzettare l’appalto in lotti di importo inferiore rispetto a quello che fa scattare l’obbligo della gara.

Ed è qui che sorge il dubbio sul perché di questa gara della Lampara deserta.
L’ipotesi che si scelga di fare andare la gara deserta, o peggio che gli operatori economici si accordino tra loro aspettando condizioni migliori, c’è eccome. Le gare deserte possono anche mascherare accordi precedenti tra imprese sul territorio con la stessa amministrazione?

Altre volte, ci può essere addirittura lo zampino della criminalità organizzata?Che si muove “sconsigliando” ad altri operatori di partecipare alla gara, in modo da abbandonare la strada del bando pubblico e far lavorare poi le imprese “amiche”».