È l’imbrunire, scendono le tenebre e via Falcone, già strada a rischio di per sé per auto in velocità (cassettoni arancioni ormai pallido ricordo larvale di una stagione di prevenzione e spauracchio fasullo) diventa ancora più pericolosa.

I pedoni che escono dalle attività commerciali presenti nella zona segnalata o sono diretti al rientro nelle loro auto parcheggiate di solito lungo la carreggiata, senza corsie d’emergenza o piste ciclabili di ultima generazione (quelle di vecchia generazione non sono messe molto bene o sono mal frequentate) sono sempre più bersagli a rischio. Di sera, per le già segnalate condizioni della nuova illuminazione pubblica (viva la fioca, nda) i pedoni non si vedono bene da parte degli automobilisti. Con le luci negli dei veicoli che vengono di fronte e la debolezza della fila di lampioni, si rischia di accoppare qualche malcapitato che si avventura nel tentativo di attraversare, superando il guado dello scorrimento veloce di chi passa. Ieri ho assistito ad una scena emblematica: all’altezza dell’enoteca di Dino, un pedone, dopo aver raccolto il coraggio a due mani, si arrischiava nell’attraversamento.

Improvvisamente il pedone, arrivato al centro della carreggiata, come un gatto in tangenziale, forse colto da improvviso panico al sopraggiungere di un’auto, si fermava. Il pedone era in una delle zone d’ombra create dalla fila fioca. Per un pelo non ho assistito ad un sinistro. Morale della favola: si cominci a pensare ad una seconda fila di luci, almeno nei punti in cui ci sono attività commerciali. Una fila dirimpettaia rispetto a quella già esistente. Ce la possiamo fare? Nel frattempo, come sui cartelli di una volta: “Prudenza” ; “Non parlate al conducente”, con l’immaginetta in macchina: Sant’Antonio proteggici (ma non perdere d’occhio i pedoni)…
Comunque solo per stavolta: abbasso la fioca…