Riceviamo e pubblichiamo una nota a firma dell’avv. Nicola Ulisse:

Con pec del 6/2/24, registrata il giorno successivo al n. 11526 del protocollo ASL BAT, l’avv. Ulisse, nella qualità di responsabile della locale sede CODACONS, ha chiesto al DG di rendere note le motivazioni che hanno portato al trasferimento dell’attività assistenziale dell’ambulatorio di oculistica del PTA di Trani.Ad oggi, visto che è trascorso oltre un mese e l’Azienda non ha fornito alcun tipo di risposta, l’avv. Ulisse, d’intesa con gli uffici legali dell’associazione, sta valutando le iniziative che a tutela dei diritti degli utenti del servizio sanitario la legge consente di assumere, tra cui, in particolare la disposizione prevista dall’art. 2 comma 461 ex L. 244/07, in merito alla partecipazione attiva e diretta dei cittadini (individualmente e collettivamente) ai processi che regolano e controllano l’erogazione dei servizi pubblici in ambito locale.

Di seguito il testo dell’istanza rivolta al DG ASL BAT.

«Alcuni cittadini segnalano che l’ambulatorio di Oculistica del P.T.A. di Trani, dall’inizio dell’anno non sarebbe più attivo.

Qualora questo fatto corrisponda al vero, costituirebbe un serio nocumento per la collettività tranese e il bacino di utenza di riferimento.

Nell’ambito della Asl Bat, questo ambulatorio rappresentava un importante riferimento di assistenza e cura, considerate le apprezzate professionalità ivi operanti e le dotazioni esistenti (come, ad es., l’arco sterile), che permettevano, in particolare, a un gran numero di anziani, il trattamento della cataratta.

Per questo motivo, Le chiedo di rendere note le ragioni che hanno portato alla relativa determinazione ed eventualmente i dati e i parametri a supporto della stessa.

Allo stesso tempo voglia chiarire se la decisione in questione rientri in un piano di ulteriore riassetto organizzativo del PTA di Trani, nonché, se e quali soggetti pubblici siano stati coinvolti o chiamati a partecipare e se siano stati pensati “rimedi compensativi” in favore dell’utenza che, a questo punto, è costretta a rivolgersi all’omologo ambulatorio presso i presidi territoriali più vicini, peraltro, già oberati da un notevole carico assistenziale (le cui liste di attesa, ad esempio per un intervento di cataratta, attualmente, superano un anno).

Se è vero che nell’ambito sanitario, già notoriamente segnato dalla carenza di risorse finanziarie, vada perseguito un uso funzionale delle stesse, mediante una più razionale distribuzione del personale, dei servizi e dell’assistenza sanitaria, è altrettanto vero che occorra adottare criteri volti a garantirne l’efficienza organizzativa, per il debito rispetto alle norme costituzionali a tutela del diritto alla salute, dei principi di uguaglianza, di pari dignità sociale dei cittadini e di buon andamento della P.A.. Nel caso di specie, questo contemperamento appare sbilanciato».