È trascorso un anno da quel 26 gennaio 2023, quando ci ha lasciati Mimì Di Palo. Si, Domenico Di Palo il professore, lo scrittore, il poeta, il giornalista, l’editore, il politico, il padre di famiglia, il caro amico: un gigante per la sua cultura e la sua moralità, a dispetto della sua bassa statura; un grande per la sua simpatia, la sua umanità, la sua pungente ironia. Chi come me ha avuto la fortuna di conoscerlo e di collaborare insieme a lui non può dimenticare la sua figura, i suoi insegnamenti, i suoi valori.

Mimì ha segnato mezzo secolo di vita tranese, senza la pretesa di essere un capo, un vincente, un uomo di successo, un “opinion leader”, come dicevamo una volta, “un influencer”, come si dice oggi. Semplicemente si è occupato di politica fuggendo via dalle barriere ideologiche degli anni settanta, cercando di servire la sua comunità, e non chiedendo nulla per stesso o per la sua famiglia: è stato consigliere comunale di Trani dal 1970 al 1975, eletto nelle file del PSIUP (Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria), poi confluito nel Partito Comunista Italiano.

Con il suo periodico Singolare Plurale (pubblicato dal 1978 al 1991), di cui era proprietario, editore, redattore e giornalista, ha dimostrato come fare giornalismo in modo indipendente, senza padroni (nonostante gli scarsissimi mezzi finanziari a disposizione) e senza paura di “pestare i piedi” ai potenti. C’è chi racconta che gli “alti papaveri” della politica tranese attendessero con trepidazione ogni nuovo numero di Singolare Plurale, temendo di vedere sconfessate le loro malefatte e le loro tresche. Contemporaneamente il giornale dava ampio spazio alla cultura, quella vera, alla letteratura e alla poesia, che svelava la grande anima romantica di Mimì.

E anche nell’insegnamento cercava sempre di rapportarsi come amico nei confronti dei suoi studenti, dai quali era benvoluto, rompendo i canoni obsoleti che vedevano l’insegnante come una figura austera e quasi militare che si imponeva con forza sugli studenti. E’ stato docente di italiano e latino al Liceo Scientifico Statale di Trani dal 1976 al 2000, e ne ha segnato il destino in maniera così forte da cambiarne anche il nome.

Fu Domenico di Palo che, grazie anche alla collaborazione dell’ingegner Elio Loiodice, allora impegnato con il Distretto Scolastico, chiese con forza ed ottenne l’intitolazione del Liceo Scientifico a Valdemaro Vecchi nel 1990. Mimì aveva una grande stima dell’editore emiliano e tranese d’adozione (per certi versi le due figure sono simili e sovrapponibili) che con la sua tipografia editrice aveva riscattato l’arretratezza culturale del meridione d’Italia rendendo nei fatti la città di Trani capitale culturale del sud Italia negli ultimi anni del diciannovesimo secolo. Di Palo aveva denunciato con rabbia lo scempio che si fece nel 1983 con l’indecoroso sfratto della tipografia Vecchi da palazzo Sarri, che ne causò la fine prematura, e fu l’unico a scrivere e documentare l’importanza che la stessa tipografia ebbe come ritrovo degli antifascisti tranesi, al punto di stampare il primo giornale libero dell’Italia meridionale nel 1943 (L’italia libera – L’Italia del popolo), con il conseguente arresto di Domenico Pastina, Vincenzo Calace e Francesco Pietrarota.

Tra i tanti libri che Di Palo ha scritto spicca “La cultura nel Novecento a Trani”, anche se il libro andrebbe ristampato con un capitolo tutto dedicato al suo autore. Credo che per la sua straordinaria vita Mimì non debba essere dimenticato da noi tranesi. Il suo ricordo, che sarà celebrato nell’Auditorium San Luigi il prossimo 4 febbraio grazie all’Associazione Obiettivo Trani, deve essere il punto di partenza per ricordare Di Palo e le sue opere. Ritengo giusto ed opportuno che il Liceo Scientifico Valdemaro Vecchi possa avere un’aula dedicata a Mimì, magari la biblioteca, affinchè gli studenti comprendano quali grandi uomini sono stati in quelle aule e in quei corridoi e sentano il bisogno di confrontarsi con loro ed emulare le loro opere. Sarebbe anche opportuno che la Città di Trani esprima in maniera concreta il ringraziamento per l’operato di Domenico Di Palo, magari realizzando una targa ricordo nella Biblioteca Comunale.

E dopo tutte queste belle parole mi piace immaginare Mimì che mi guarda con il suo sorriso ironico: lui odiava la retorica e le celebrazioni auliche, e preferiva tuffarsi nelle sue amate poesie: chiedo scusa al Maestro.