Riceviamo e pubblichiamo una nota a firma di Articolo97 Trani:

«Il 5 luglio (ANSA), il caudillo barese, Michele Emiliano, ha fatto la sua ennesima esternazione populista ad effetto sulla disastrosa situazione sanitaria regionale durante la visita al nuovo padiglione Asclepios 3 a Bari, circa l’assunzione diretta dei medici italiani ed europei, abolendo ogni procedura concorsuale.

Ha affermato (e vedremo meglio dopo nel dettaglio quanta gravità queste dichiarazioni contengano) che “ciò che distingue un buon sistema sanitario da uno cattivo è la qualità dei medici che noi vorremmo mantenere più alta possibile… Il nuovo sistema ha quindi l’obiettivo di eliminare la procedura concorsuale classica… è una misura estrema”.

È necessario però fare alcune doverose premesse per meglio comprendere l’entità del “disastro” Puglia ed individuare i responsabili.

La Puglia, sull’orlo del fallimento economico-finanziario sanitario e del commissariamento da parte del Governo centrale, con 450 milioni di euro di deficit che purtroppo per Emiliano non possono essere imputati a colpe dell’amministrazione precedente (che è sempre la sua) si conferma cenerentola in ogni analisi indipendente sulla qualità dei servizi erogati.

A nulla serviranno le inconcludenti delibere di giunta regionale, come la n° 512, stupidamente lacrime e sangue, secondo le quali, per comprare un rotolo di carta igienica, le ASL dovranno chiedere il permesso scritto in Regione.

Sarebbe a tal fine davvero curioso e persino divertente fargli notare che la pagliacciata post-elettorale dell’ospedale COVID in fiera a Bari, completamente antiscientifica, e con dati di mortalità non ancora comunicati pubblicamente, e il “Jeeg robot d’acciaio” Da Vinci di Andria, la cui sostenibilità economica attendiamo di conoscere, insieme, sommate, rappresentano un po’ meno del 10% dello spaventoso deficit regionale.

Sei Regioni, poi, fra cui la Puglia, hanno per CREA Sanità (2023) livelli di Performance che risultano inferiori al 32%, venendo perciò immancabilmente “segnata”, come a scuola si faceva con i somari, con la “matita rossa” (*).

Continuando, per la fondazione GIMBE, citando addirittura fonti regionali (**), la Puglia è fra le cinque regioni con i saldi negativi maggiori (da dati della Corte dei Conti, – 1,84 miliardi di euro) e percentuali di adempimento cumulativo dei LEA, nel periodo 2010-2019, sempre da matita rossa (67,5%) e da inginocchiamento dietro la lavagna sui ceci.

Anche dall’analisi delle performance dei sistemi sanitari, della Scuola Superiore S. Anna di Pisa, gara nella quale partecipano solo undici regioni, neanche tutte, e neanche tutte le migliori, la Puglia non ne esce affatto bene.

L’uscita non ortodossa del genio della lampada Emiliano è perciò rappresentata dal tentativo infantile di voler far credere che un buon sistema sanitario regionale dipenda esclusivamente dalla qualità degli operai alla catena di montaggio, dagli elementi terminali del sistema, da quelli senza nessuna capacità di gestione generale, quindi dai medici, ed in nessun caso dalla politica regionale e dal management.

Tralasciando l’insolenza verso i medici, implicita nella dichiarazione, in relazione all’oggettività della pessima performance regionale, di cui forse gli stessi medici poco hanno colto in pieno l’enormità e la gravità dell’attribuzione di responsabilità, Emiliano con un’abile trovata retorica sembra voler assumere la funzione del viandante che, da dieci anni, si trovava a passare di là per caso, senza alcuna responsabilità o funzione o colpa.

Ricordiamo ai più distratti dei lettori che, nella legislatura precedente, lo statista barese tenne per sé, per tutto il periodo, la delega dell’assessorato alla salute e solo alla rielezione la assegnò allo stimato gestore del nulla, Lopalco, che in un impeto d’inutile pseudo-dignità tardiva, abbandonò la nave dopo pochi mesi.

Non siamo noi a dover ricordare, poiché basterebbe uno studentello al primo semestre di economia e commercio o di ingegneria gestionale, che forse i risultati e le performance di qualsiasi sistema produttivo dipendono dal management, da quello top, al middle, al low, ed infine dagli operai.

Uno che notoriamente di management non ci capiva nulla, un tale Sergio Marchionne, ebbe a dire che “La leadership non è anarchia”. In una grande azienda “chi comanda è solo”. “La collective guilt, la responsabilità condivisa, non esiste. I leader, i grandi leader, sono persone che hanno una capacità fenomenale di disegnare e ridisegnare relazioni di collaborazione creativa all’interno dei loro team”.

“Il diritto a guidare l’azienda è un privilegio e come tale è concesso soltanto a coloro che hanno dimostrato o dimostrano il potenziale a essere leader e che producono risultati concreti di prestazioni di business”.

Sembra pertanto di capire che forse, se i risultati non sono mai stati esaltanti, la colpa sia soltanto tua, e di chi tu scegli, caro!

Tua, che da due lustri “passeggi” sui diritti dei cittadini pugliesi costringendoli per risolvere i loro problemi di salute, se fortunatamente in possesso dei necessari mezzi economici, a prendere un mezzo di trasporto ed andare in un’altra regione, con buona pace dell’equità di accesso e del godimento dei diritti fondamentali costituzionali.

Tua se tu scegli, per i posti di comando, ad ogni livello, solo gente amica, buona senz’altro per pantagrueliche “panzerottate” o bevute in compagnia, al mare, in barca o in villa, ma senza che abbiano mai dimostrato sul campo, come ricordava Marchionne, il benché minimo possesso di capacità gestionali ed il raggiungimento di risultati reali, e misurabili, diversi da quelli certificati nelle summenzionate analisi. Con queste premesse, come potevi anche solo sperare di ottenere risultati differenti?

Insomma, raccomandati sì, anche, potrebbero tutto sommato anche andar bene, ma incapaci ed inadatti no!

Perché, se l’incapace è utile al tuo sistema di gestione (l’incapace infatti non parla, non progetta, non contesta, non ragiona in fin dei conti, esegue soltanto ordini perché grato e riconoscente), è invece esiziale per i cittadini, soprattutto i più deboli e disagiati, i più sforniti di mezzi.

Ed invece insisti, perseveri, e quindi ancora manager inetti di prima nomina con nessun risultato in carriera e con competenze e titoli tutti da verificare. E poi gli altri, sempre gli stessi (con i risultati pessimi di cui sopra), che girano da anni in Regione, in barba a quanto gli esperti, come il Prof. Longo di CERGAS SDA/Bocconi, vanno predicando negli incontri sull’Healthcare Management sulla necessità di figure nuove, aria fresca di qualità certificata, proveniente anche da altre Regioni, che abbia nel proprio curriculum risultati reali e non chiacchiere scritte ad usum delphini, in opuscoli autocelebrativi di fine mandato.

Con i gestori che tu hai costantemente scelto negli anni e che sono oggettivamente, sì in possesso della giusta tessera d’appartenenza e della capacità servile di arrivare al potere, ma totalmente incapaci ed inadatti al ruolo, la colpa per i pessimi risultati e per la bassa qualità, pensi sia davvero dei medici di prima linea?

Ma come ti viene in mente?

E poi adesso, davvero farai assumere il primo viandante con il camice bianco che passa e si ferma davanti al “sistema a sportello” e deposita un curriculum? Come lo verifichi, oltre il possesso dei titoli di studio? Chi verifica il possesso delle competenze? Chi lo spessore dell’hidden curriculum e delle skills tecniche e non tecniche? Quelli tanto bravi che tu hai scelto?

Inoltre, l’Articolo 97 della Carta Costituzionale, che prevede un concorso pubblico per l’accesso nella P.A., ha ancora valore in Puglia o siamo diventati repubblica autonoma? Ma davvero “stai a fare” quando affermi di voler eliminare la “procedura concorsuale classica”?

Le soluzioni estreme, purtroppo, sono il segno tangibile dell’incapacità di gestione ordinaria della cosa pubblica.

E come mai solo ora ritieni accettabile la “misura estrema”, “ai limiti della formalità giuridica” mentre nel 2018, ti formalizzavi irremovibilmente sul nomen iuris, sulla qualificazione giuridica, dell’ex pronto soccorso dell’ex ospedale di Trani?

Con cocciutaggine lo lasciasti così com’è oggi, come struttura che ha certamente un costo sicuro per le casse pubbliche, ma nessuna reale funzione e, soprattutto, nessuna utilità per la salute pubblica e l’organizzazione della ASL BT che vede, inerme, alcuni pronto soccorso (es. Andria) implodere ed in stato di morte cerebrale irreversibile.

Invece di cercare di sedurre ed attrarre con l’inganno medici addirittura da altre nazioni, vista la qualità del servizio sanitario regionale attuale, per come l’hai ridotto, cerca di tenere stretti quelli che già hai “in casa” e che fuggono disperati a gambe levate verso il privato perché, se non lo sai, quando scegli le persone sbagliate, sono quelle giuste che se ne vanno».