Una volta la penombra ed il “vedo, non vedo” erano categorie riconducibili alla sfera dell’erotico, della commedia sexy. Mi torna in mente una vecchissima trasmissione osé che davano addirittura su Rai Due il sabato sera, quando non imperversava il politicamente corretto ed il bacchettonismo, poi malamente degenerati nella sventurata Cancel Culture: il programma tv era “Il cappello sulle 23”, per la cronaca, e quelli degli anni 70/ 80 se lo ricorderanno.

Ora la penombra ed il vedo non vedo, lungi dal richiamare situazioni piacevoli o piccanti, nella Trani senza guizzi del 2023, è associabile ad una nuova illuminazione pubblica che molti cittadini non stanno gradendo. Nell’era del Led e nel nome del risparmio energetico non è che dobbiamo votarci all’oscuritá in alcune zone, come in un voto manzoniano, dopo essere caduti, come Lucia, nelle mani dell’Innominato.

Mentre le vecchie luci arancioni, pur invadenti nel colore, avevano una diffusione più larga, che dava un’ immagine di illuminazione più ampia e penetrante, queste attuali illuminano il punto in cui ricade il “raggio” stesso, lasciando “sguarniti” i punti immediatamente seguenti o precedenti ed ovviamente le parti sovrastanti, prive di dall’intensitá diffusa precedente.
Ne ricaviamo delle inquietanti scansioni tra luce ed oscurità, appunto vedo e non vedo, penombra o addirittura in alcuni punti un’oscuritá più persistente. Il passante comune teme che dalla zona d’ombra possa venir fuori una spogliarellista stile “Il cappello sulle 23”, o un monacello napoletano, od un monatto manzoniano o, scavando nella più recondita memoria della tradizione popolare tranese, si teme che venga fuori il famoso “Mal’ pomp'”…