Il titolo della puntata di oggi sembrerebbe evocare una favola di Gianni Rodari o un rifacimento di Calvino. Invece no. Niente favola, niente letteratura, niente poesia. Solo una enigmatica opera pubblica, con impiego di denaro pubblico (dramma nel dramma) che ci pone dinanzi ad un “pezzo” di pista ciclabile breve ma intenso, surreale e/ o inquietante. All’inizio abbiamo pensato ad una performance artistica in stile Marina Abramović (vedi Youtube per capire, qui non ho spazio). Magari un’artista che percorre in bici avanti e indietro il tratto e noi lì pronti ad applaudire. Ho chiesto all’Ufficio delle Culture Distopiche e niente. Nessuna esibizione in programma.

Siamo in via Andria: guardo questo pezzo di… pista e resto perplesso come tutti i tranesi. Per giunta ci indica come ultima direzione, prima d’interrompersi così “de botto”, il nostro carcere, ex pure lui, poveretto (una volta era super carcere…); così, mentre a Bisceglie inaugurano il nuovo reparto di ginecologia ed ostetricia (ennesimo grande risultato dei nostri rappresentanti tranesi in Regione- ma con un segno particolare: amici- colf- maggiordomi di politici biscegliesi, quindi tutto torna) a Trani ci si pavoneggia con questa roba forte: la pista ciclabile che non porta in nessun luogo (ma che volendo ci indica nell’ordine prima la statale, poi a seguire il carcere: sembra lasciarci una scelta (finale satirico in salsa humor nero: o il suicidio- buttarsi con la bici sotto una macchina di passaggio, seguendo la freccia- o presentarsi presso il carcere- ex super…-).

Si ringrazia per le foto Leonardo Mazzilli.