Dopo Lapi e De Laurentis ci lascia in modo prematuro un altro consigliere comunale. Michele Lops, 60 anni, se ne va dopo una malattia che lo aveva colpito da tempo e ci lascia il ricordo del suo lungo impegno in politica ma soprattutto le sue espressioni e modi di di essere. T’incontrava ed inizialmente ti guardava silenzioso e sornione (forse dal sottoscritto “temeva”, si fa per dire, qualche Pagella o articolo critico) per poi aprirsi, dopo un saluto, in un sorriso sincero, cordiale, rassicurante ma anche sornione.

Sì perché zitto zitto, Michele Lops, mai una polemica o un tono elevato, mai uno sfogo contro chicehessia, era uno che pensava, come si dice in gergo a “fare i fatti”. Poche le battute scambiate anche coi giornalisti: ritengo che fosse un consigliere “aziendalista”, che seguiva alla lettera le indicazioni emanate dai vertici delle coalizioni cui è appartenuto, compresa, immagino, quella di parlare poco coi giornalisti. Molti colleghi consiglieri lo rimpiangono già: mancherà loro quella battuta sempre in grado di sdrammatizzare e quel sorriso accennato ma sempre pronto ad incoraggiare, specie i più giovani.

Il lungo periodo in cui ha ricoperto il ruolo di consigliere, tra varie amministrazioni e coalizioni e partiti, l’ultimo I Popolari di Cassano, lo aveva fatto entrare di diritto nel gruppo dei politici veterani, più conosciuti tra cittadini e addetti ai lavori. U’ Lops’ se ne va in silenzio ed in punta di piedi, senza squilli di tromba o grandi annunci (da politico più esperto non era caduto nella “tentazione” e nella tendenza degli annunci sparati a destra e manca e visti i tempi dell’attuale politica non ha sbagliato), così come era vissuto. Senza giudizi malevoli verso il prossimo (sport molto praticato negli ambienti della politica) e senza troppi strappi (di solito altri suoi colleghi li cercano per farsi un po’ di pubblicità).