Nel consiglio comunale di ieri ci sono stati dei momenti significativi tra cui l’istituzione definitiva dell’Assolutismo bottariano, se vogliamo usare un’espressione altisonante. Se vogliamo scendere di livello, di parametri e di registri abbiamo però avuto anche un’altra impressione inquietante. Il nostro sindaco che ad un certo punto interveniva a ripetizione per esporre i vari punti e le varie proposte da votare. Sempre lui ma ogni volta a nome di un ramo e di una delega diversa. Ogni volta un inizio d’intervento con un “Graazie” in stile Petrolini (quello di “Gastone”).

Ogni volta incarnava uno dei suoi assessori trombati, congelati, fatti fuori e “reincarnati” politicamente sempre in Amedeo che assomma su di se una serie ingente di deleghe. Prego. Grazie. La prima, la seconda, la terza: il nostro Zelig Amedeo, che non nomina più assessori forse anche stanco di prendere delle “sóle”, come dicono a Roma, parla come un fiume in piena, gesticola molto e quando si arrabbia (ormai sempre più spesso nei consigli) assume una pronuncia inquietante: un misto tra napoletano e pugliese che apre le vocali e allunga a dismisura i finali delle parole.

Aiutiamolo noi, perché vedo che i consiglieri (oltre a quelli di opposizione, anche alcuni di maggioranza pronti a flirtare col cdx nel futuro prossimo) fanno sempre più scabinare Amedeo nostro. Ieri sulla discussione del sottopasso di via De Robertis ho contato 11 volte la stessa frase: “È a carico delle Ferrovie dello Stato”, dopo i continui rilanci di taluni arditi consiglieri, come Laurora e Di Leo.

Ps: ma perché Di Leo deve accompagnare i suoi interventi con piccoli grandi show e gag varie. Da Zelig Amedeo trasformista pluriassessore a Zelig Di Leo esilarante nelle scenette e contro scenette che mette su con altri consiglieri suoi dirimpettai o viciniori.