Una volta al paese mio le candidature al Parlamento costituivano una sorta di coronamento ad una carriera politica. Un riconoscimento di un partito ad un proprio componente, che a sua volta aveva condotto un degno cursus honorum. Con la parola finale, il parere definitivo che spettava ai cittadini che a loro volta si sarebbero espressi col voto.
Tutto molto chiaro e lineare, insomma.

Le ultime peripezie delle candidature per le prossime elezioni del 25 settembre riconfigurano, anche a livello locale, i soliti giochetti col coinvolgimento di candidati che servono o come riempi lista o come affidabili yes men, discepoli fedeli che non hanno fatto nulla per il proprio territorio, fatte le debite eccezioni che tra un po’ ricorderò. Ridotti al ruolo di passa carte per un certo periodo, senza aver inciso in meglio, qualunque sia stato il loro ruolo, ora raccolgono, con un’insperata candidatura al Parlamento, il premio per la loro fedeltà ai capi e non già al popolo.

Sullo sfondo di questi giochi che col sistema elettorale vigente portano i cittadini a decidere poco e niente per quel riguarda la formazione del prossimo Parlamento, tra listini bloccati, yes men di varia schiatta, ci sono le rinunce che fanno discutere a livello locale. In principio vi fu la rinuncia del primo “Pavone”, il Sindaco Bottaro. Da candidatura sicura a creatura morta in culla. Non sappiamo se sia pesato più l’affievolirsi dei rapporti col ministro Orlando (già stato a Trani in più occasioni a sostegno di Bottaro) o altre varie ed eventuali da parte di un PD poco interessato alla candidatura del nostro primo cittadino, o ancora, come già dicemmo, la voglia di Bottaro di aspettare tempi migliori rispetto ad una tornata elettorale che, a sentire i sondaggi, si annuncerebbe molto magra per il suo partito, peggio delle mucche che girano indisturbate per l’India.

Circa la rinuncia del secondo Pavone, Ferrante, crediamo che il Nostro, comunque ben referenziato a fronte di svariati anni d’esperienza e forte della patente di politico di razza nel bene e nel male, comunque già più a suo agio nei movimenti all’interno delle Istituzioni, paghi ancora una una volta le ruggini interne al suo partito e l’astio nei suoi confronti da parte di frange interne a livello locale (ricordate a tal proposito l’affronto di quando vinse le Primarie e gliele annullarono?).

L’inserimento di Zinni al suo posto porta però all’elettorato la scelta di uno che ha dimostrato coi fatti di giovare al suo territorio (l’operazione del nuovo ospedale di Andria è figlia della sua testardaggine ed abnegazione ed obiettivamente è un fatto. Un fatto certo e forte in tempi di parallela umiliazione sul campo sanitario per Trani).

C’è pure un piccolo pavone che per poche ore ha fatto capolino nella fattoria politica tranese con vista sul Parlamento: il buon Santoro che diceva di voler avere il primo posto in lista col partito + Europa. Ma come poteva pretendere un primo posto a fronte di zero presenze in un qualsiasi consiglio comunale, pur con tanta buona volontà nel sociale? La sua rinuncia dopo poche ore mi fa credere più a ordini di scuderia della maggioranza tranese, alias Bottaro, alias PD, per non intralciare la già difficile scalata a Roma di Cilienta Toma Toma Cacchia Cacchia, che zitta zitta e osservante ortodossa della disciplina del Papu Emiliano, ha prevalso, nella corsa interna al PD (Pavoni Destabilizzati) niente di meno su una che aveva fatto il Sottosegretario, pure con buoni risultati: Assuntela Messina.

Sic transit gloria emilianea mundi. In nome del nuovo partito: PF.

Ps: A voi nei commenti la soluzione delle nuove iniziali. Al vincitore una candidatura last minute con mia raccomandazione.