Torno ad attingere dall’interessante libro “Trani nuoste” di Vittorio Lentini, appassionato di storia locale scomparso anni fa.

Questa settimana vi riporto le considerazioni che nella Trani di una volta venivano fatte guardando il bucato delle famiglie, con addette al “controllo” le nonne degli eventuali scapoli che, facendo un “innocente” sopralluogo dei quartieri tranesi e guardando i bucati stesi al sole, valutavano se, previa qualche informazione interessata, ci fosse nelle famiglie “controllate” qualche brava ragazza in età di matrimonio.

La nonna si faceva un giro ed un bucato ben lavato non sfuggiva alla “vecchia”, anzi alla “viecchia” esperta. Questa, con qualche scusa s’informava parlando con le “coummare” sedute sulle sedie di paglia per strada: a quale famiglia apparteneva la biancheria migliore nel suo splendere e, appunto, se nella stessa famiglia ci fossero “zitelle”.

Come scriveva Lentini “questi preamboli servivano a combinare, a volte, matrimoni in quanto dall’osservazione “de le robbe spannute mmiezze a la strate” si poteva dedurre la disponibilità al lavoro e al sacrificio delle donne di quella casa. Il bucato bianco era sinonimo di donna in buona salute e predisposta alle fatiche di casa “amante de la pelezzì e nonn na trezzèlouse”.

Il ragazzo avrebbe dovuto avere sui 25 anni, la ragazza sui 20… Dopo il preambolo del bucato, le donne della famiglia, mamma, nonna, zie e sorelle cominciavano ad osservare, una volta individuata, le virtù delle ragazze, fino a restringere la “selezione” ad un paio di zitelle “eccelse” per posizione economica e qualità morali. Ed oggi nelle vostre famiglie riscontrate ancora qualcuna di queste tradizioni? La domanda è ovviamente provocatoria. Parliamone. Si “selezionano” ancora le ragazze? E se sì seguendo quali parametri? A voi i commenti. Civili.