Ho notato che, a differenza di quanto avvenuto in passato, le notizie riguardanti il rimpasto nella Giunta di Bottaro, la conclusione anticipata del mandato del presidente di Amiu ed altre cinquanta sfumature di politica (vedi le ultime larvatiche elezioni provinciali o numeri più risicati della maggioranza di paese o ultime inutili dichiarazioni pubbliche e private degli assessori fantasma) stanno incontrando l’assoluta indifferenza dell’opinione pubblica. Mi sembra di capire che sia una città stanca e stufa, tipo la buonanima di Sandra Mondaini, di argomenti politici. Una crisi di rigetto, a parte i soliti beneficiari di paese, amici dei politici di paese, che però, al massimo, scrivono qualche bel post di complimenti nei confronti dei propri padrini o madrine, o manco quello per non dare troppo nell’occhio.
Una crisi di rigetto rispetto ad una politica imbelle, deludente, troppo arrivista e vuotamente ambiziosa, incapace di centrare gli unici obiettivi minimi richiesti agli eletti: dialogare coi cittadini, curare per davvero almeno l’ordinaria amministrazione, servire, nel senso di fornire servizi (non solo agli amici ma alla collettività: si chiama bene comune da tenere a cuore).
La sindrome delle grandi larve diffusa in questi anni e ben impiantata e innestata nella popolazione colpisce anche chi dovrebbe lavorare contro il turpe intorpidimento e la sonnolenza civica indotta: i giornalisti non fanno più inchieste o domande vere e scomode ma lavorano sulla scrivania o sul lercio sofà (tipo quello di uno dei protagonisti del romanzo “Le correzioni” di Franzen, che vi consiglio) di uno pseudomestiere ridotto a scrivere il riassunto dei post dei politici sul tristo social (quando non si risolve tutto con lo “sveltino” copia e incolla) od a beccare per primi la notizia dell’ennesimo incidente mortale per poi stendere un degno necrologio. C’è qualcosa dunque qualcosa di fosco nella stanchezza tranese, un retrogusto amaro di disimpegno e menefreghismo, speculazione in tutti i sensi e giornate stiracchiate senza una prospettiva futura. Era quello che forse si voleva.