Chiedono l’intervento del neopresidente Giuseppe Conte 29 rappresentanti territoriali del movimento 5 stelle perchè si esprima e rimedi al grave danno provocato con la firma della capogruppo dei pentastellati in Regione Grazia Di Bari. La consigliere infatti è firmataria, insieme a tutti i capigruppo, dell’ormai famigerato emendamento “per articolo aggiunto” che ha ripristinato l’assegno di fine mandato ai consiglieri regionali.

La modalità con cui è stato “infilato” questo articolo che ripristina quello che i cinquestelle hanno sempre combattuto come un privilegio, nell’ultima riunione del consiglio regionale prima delle ferie, non è piaciuta neanche ai colleghi di partito della Di Bari che ora chiedono conto alla capogruppo in Regione attraverso l’ex Presidente del Consiglio appena eletto presidente del partito. L’assegno di fine mandato fu abolito nel 2012 dal governo regionale di Nichi Vendola ma, ricordano i consiglieri comunali 5 stelle di diverse città pugliesi, anche per merito della raccolta firme dei grillini portata avanti sotto l’inequivocabile titolo “Zero privilegi Puglia”.

Il privilegio è stato invece ripristinato e non solo con modalità che lasciano intendere che vi fosse una speranza che passasse inosservato ma per giunta con una assurda valenza retroattiva: i consiglieri regionali, tutti, e quindi anche i cinquestelle e persino quelli della precedente legislatura che non sono stati rieletti, costeranno ciascuno 35.500euro in più a legislatura per un totale di circa nove milioni di euro. Il nuovo statuto, citano i 29 consiglieri, definisce la politica come servizio “evitando di perseguire – si legge – utilità o vantaggi particolari a beneficio esclusivo di singoli gruppi o persone”. E quanto firmato da Grazia Di Bari appare proprio una utilità per un ristretto gruppo di persone. Cui tanti consiglieri comunali si ribellano ora mentre si dividono i 4 rappresentanti andriesi e concittadini della Di Bari. Hanno firmato le consigliere Faraone e Sgarra, non hanno firmato i fratelli Coratella che ritengono “dannoso alimentare le polemiche su una indennità prevista in tutti gli altri consigli regionali”.