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Morte chef Raffaele Casale, suo padre Felice: «Troppe contraddizioni. Come si fa a chiedere archiviazione?»

Dal 16 agosto del 2017 la famiglia del giovane cuoco chiede giustizia dopo l'incidente in via Martiri di Palermo

Era la mattina del 16 agosto del 2017. Quattro anni fa quando in via Martiri di Palermo a Trani un centauro perse la vita in un incidente stradale i cui contorni restano però oscuri. A morire in quella maledetta mattina fu Raffaele Casale allora 28enne, giovanissimo chef di origine campana che aveva scelto Trani per proseguire il suo percorso di crescita professionale che lo aveva già portato a girare mezza Italia nelle cucine di cuochi stellati. Ma a Trani aveva iniziato un percorso importante, acquistando anche casa in città, come ci spiega suo papà Felice. In questi giorni tornato in Puglia essenzialmente per due motivi: il primo è quello di continuare a chiedere giustizia per una vicenda che ha molti contorni da comprendere. Il secondo è ringraziare di persona alcuni ragazzi del Centro Educativo Antoniano dei Padri Rogazionisti di Trani che hanno voluto omaggiare di nuove piante e fiori il luogo dell’incidente dove Raffaele Casale ha perso la vita. Un gesto che non è passato inosservato anche perché quel luogo in via Martiri di Palermo è stato più volte vandalizzato da inizio anno. Un gesto che ha scatenato allora in suo papà Felice una nuova linfa vitale per chiedere una giustizia che al momento rischia di essere semplicemente archiviata.

La disperazione di un padre che ha perso troppo presto una ragione di vita. La disperazione e la rabbia di chi pensa di poter veder morto suo figlio per due volte in una vicenda giudiziaria che resta ancora in bilico. Da una parte la richiesta di archiviazione, dall’altra l’opposizione della famiglia Casale che a giugno dello scorso anno era riuscita già a far riaprire l’indagine nuovamente archiviata praticamente dopo due anni dall’incidente.

Raffaele era un ragazzo d’oro come ci spiega Felice, un ragazzo la cui vita era sostanzialmente casa e lavoro. Un lavoro per il quale aveva voluto comprare quella moto per esser più rapido negli spostamenti. Un lavoro per il quale aveva dato tutto andando via di casa giovanissimo rincorrendo un sogno. Un sogno spezzato su quella curva, un sogno che papà Felice adesso vuole vedere concretizzato comprendendo cosa sia accaduto effettivamente quella notte. L’archiviazione delle indagini, per la seconda volta, sarebbe un dolore troppo grande per papà Felice anche perché questa volta c’è un’indagata, una donna di 40anni, a suo carico l’accusa di omicidio stradale.

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