E pensare che Trani è (era) una delle città più ariose, spaziose, luminose (Giovanni Macchia ne fece un elogio specifico) del Sud Italia.

Eccola ora, la Trani del 2021, affogare in un ginepraio di sediolini, dehors, fioriere, persino botti (di vino); a Colonna i botti li hanno sparati. Piazza Quercia con le botti di vino, ridotta ad una succursale del Vinitaly mi deprime. E poi, come già scrissi, laddove è stato dato il permesso per il “cascione” del dehors, poi si sono allargati ancora con la fioriera, la catenella, il cameriere che ferma i passanti, forse turisti, “pover’ a llor”, per un tavolo su pedana che va ogni anno sempre più su, come la grappa Bocchino nello spot di 40 anni fa.
Chi controlla? Chi pone limiti alla Suburra da tavolino, canne fumarie rampicanti, pietra di Trani nascosta da pannelli, vedi Colonna…

Trani 2021. C’era una volta la città slow, oggi, città da odissea nello spazio, sempre più ridotto. E pensare che era una città larga, spaziosa, lucente, ariosa. Ora non resta che la fragranza di olio fritto nell’aria. C’è profumo d’intesa nell’aria? Recitava un altro spot. Oggi: c’è profumo di frittura mista. Prego dotto’. Ah, l’abusivo, immancabile, saluta un po’ più nascosto, Ma sempre educato. Prendi caro. Almeno tu, offri un servizio.