Ho letto con piacere del premio “Teresa Calvano” consegnato ad Andria da un’associazione che intende ricordare ed incarnare lo spirito della giovane donna morta di tumore, che aveva dato vita ad un blog molto seguito.

Il premio è stato consegnato quest’anno, per la seconda edizione, ad un tranese, ossia il dottor Giuseppe Tarantini. Ne parlo perché questa è una notizia su cui riflettere, con tutti i corollari e meditazioni che porta con sé.

Sono anni che un tranese non veniva premiato all’esterno delle mura cittadine, laddove spesso assistiamo a premi e celebrazioni autoreferenziali, fatte da tranesi per i tranesi e spesso con una variante avariata e rancida: il premio dato all’amico del politico. Non lo si è potuto premiare con assessorati o altre cariche, poiché ha collaborato anche a portare voti, ergo lo si infila in qualche cerimonia con coccardina di paese.

Ma torniamo a Tarantini: la motivazione del premio Calvano, punta a gratificare un elemento che ha a che fare con la professione di medico ematologo che l’ex sindaco svolge presso l’ospedale Di Miccoli di Barletta. Niente riferimenti alla politica stavolta. È uno di quelli, Pinuccio, che non ho visto sbracciarsi penosamente per rientrare in politica, come altri, una volta terminata la sua esperienza di sindaco. Non ha cercato di farsi nominare segretario di partitini o agguantare questa o quella carica. Ha mantenuto un contatto con la politica solo attraverso post su fb, dopo di che, ha riscosso gratificazioni nel suo campo medico, come nel caso di quest’ultimo premio, senza magari cercare ulteriori balzi di carriera, magari cambiando coalizione, passando sul carro della sinistra.

Infine, la riflessioni sul campo sanitario: un tranese premiato nel campo medico sarebbe stato patrimonio da sfruttare sul nostro stesso territorio, come tanti altri bravi medici, da me citati, che risiedono a Trani, ma che lavorano in strutture di altre città.

È vero che disprezzavamo il nostro stesso ospedale, ma perché rinunciare a pensare che un nuovo inizio sarebbe stato possibile, reclutando bravi medici appartenenti alla nostra stessa comunità, creando una classe medica in loco, credibile, autorevole, stimata?

Perché la miopia e lo strabismo della politica portano ad aprire un ospedale d’emergenza nei luoghi della Fiera del Levante a Bari e non si pensa di recuperare posti letto a Trani, dove ci sono postazioni pronte, con tanto di “allaccio” per l’ossigeno?

Ogni giorno raccolgo testimonianze di medici impegnati in altre città, comprese quelle viciniori, stremati e demoralizzati, sfiancati dall’emergenza in corso e dalla mancanza di personale e spazi.

Trani, i Pinuccio Tarantini, fior d’infermieri e tante altre eccellenze (Palmieri o Turturo già citati, tanto per fare degli esempi) ci sarebbero pure. Stanno richiamando medici in pensione, quando si potrebbe far crescere una classe medica pronta aggiornata, vogliosa di aiutare la comunità.

Perché la politica ed i vertici istituzionali girano puntualmente la testa dall’altra parte se si parla di Trani? Se in passato abbiamo sbagliato e sputato nel piatto, lo ammettiamo, perché dobbiamo pagare anche per le prossime generazioni una pena senza fine?