Sei persone indagate, a vario titolo, per concorso aggravato e continuato in intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro e per concorso in truffa aggravata e continuata. E’ la conclusione delle indagini della Procura di Trani, con l’inchiesta del pm Donato Pesce, dopo la morte di Paola Clemente, avvenuta mentre la donna raccoglieva l’uva nelle campagne di Andria il 13 luglio 2015. La Procura ha chiuso le indagini, dunque, sui presunti “caporali”, anche se non ci fu omicidio colposo, perchè nel caso della donna tarantina, la morte fu causata da un infarto.

Secondo la Procura, invece, ci fu sfruttamento del lavoro “mediante minaccia e intimidazione – come si legge – anche implicita, consistite nella prospettazione ai lavoratori di non essere reclutati e quindi ‘portati’ al lavoro in caso di ribellione e non accettazione delle condizioni di sfruttamento, approfittando dello stato di bisogno o di necessita’ dei medesimi, dipendente dalla scarsa offerta di lavoro alternativo e dalla circostanza di essere molti dei braccianti reclutati, in prevalenza donne, unica fonte di reddito familiare”. La guardia di finanza di Trani ha accertato che i braccianti, compresa Paola Clemente, venivano sottopagati, con relativa omissione del versamento dei contributi previdenziali. Nelle buste paga dei lavoratori assunti attraverso l’agenzia interinale – si legge ancora negli atti – “viene sistematicamente e consapevolmente omessa la contrattualizzazione di alcune giornate di lavoro realmente effettuate dai braccianti-operai”. Il risultato e’ che la paga oraria sulla carta risultava di 7,5 euro lordi, mentre quella effettiva era di 4-5 euro.