Amet è da anni ormai al centro del dibattito amministrativo: chi vorrebbe chiudere, chi vorrebbe vendere, chi crede sia necessario salvare l’azienda nonostante la situazione precaria in cui vive.

I dipendenti Amet, estromessi da qualsiasi tipo di concertazione, credono che l’azienda sia in svendita ed è per questo che la rappresentanza sindacale ha scritto una lettera al sindaco, Amedeo Bottaro ed al Consiglio di amministrazione della stessa società.

Soprattutto per quanto riguarda la parte dell’azienda che si occupa di energia elettrica non si può non sottolineare il ritardo gestionale del servizio, che ancora oggi, nell’era del web 3.0, utilizza pratiche ormai superate di gestione del servizio. E, infatti, notizia di poche ore fa quella per cui si riconosce ad Amet Spa un credito complessivo di 2.670.000 euro, da recuperare da circa quasi 4.000 utenti. Questi dati, aggiornati al 31 dicembre 2016, si evincono dall’avviso pubblico di indagine di mercato per l’individuazione di operatori economici da invitare alla procedura negoziata per l’affidamento dei servizi di recupero crediti nei confronti degli utenti cessati.

Tuttavia un altro colpo duro sarà dato ad Amet dall’abrogazione del mercato tutelato per il servizio elettrico approvata dal Ddl Concorrenza. La riforma interesserà circa 20 milioni di privati cittadini e 4 milioni di piccole aziende che hanno un fatturato annuo non superiore a 10 milioni di euro. Attualmente i clienti possono scegliere di acquistare energia elettrica sia sul libero mercato che dal servizio assicurato dall’Acquirente unico, la società del gruppo Gse (Gestore dei servizi energetici) a cui viene riservato il ruolo di garante della fornitura a famiglie e imprese.

Nello specifico, l’Acquirente unico acquista energia e la cede alle imprese di vendita al dettaglio, il distributore a sua volta fornisce i clienti del mercato tutelato secondo il tariffario deciso dall’AEEGSI, l’Autorità per l’Energia Elettrica, il Gas e il Sistema Idrico. L’abolizione del mercato tutelato fa sì che i consumatori debbano decidere a partire dal 2018 se scegliere o meno un fornitore sul libero mercato perché in caso di mancata comunicazione, il cliente si troverebbe a passare nel nuovo servizio di salvaguardia.

Ad oggi, sembrerebbe che nessun piano di gestione di passaggio sia stato adottato dalla municipalizzata Amet e anche in questo il ritardo è acclamato. Nonostante le “rassicurazioni” del Presidente Antonio Mazzilli, si rincorrono voci sulla vicenda Amet che resta ancora uno dei punti neri di una cattiva gestione della società sin dalle scorse amministrazioni.