Contro ogni giustificazione, alibi, scusa, proclama e scagnozzo mandato a difendere, da parte di chi dis- amministra Trani, (vedi galleria degli orrori in foto qui sotto) ho deciso di realizzare un dossier “palmo a palmo” riguardante uno dei simboli della nostra Trani: la Villa Comunale, ex gioiello.

Ho cominciato il giro dalla zona sud, per poi risalire.
Si parte: ecco la duna “desertica” di terriccio, lì da tempo immemore, in fondo al viale principale, proprio laddove si dovrebbe godere lo splendido panorama verso il Monastero. Una teoria di transenne e recinzioni chiude ai lati, uno degli angoli più suggestivi.

Si resta in zona: ricordate il lido sotto l’acquario annunciato più volte? Non resta che un braccetto di massi in mare ed un acquario sacrificato e abbandonato ( in una delle foto che lo riguarda, da notare l’optional dell’angolo, debitamente nascosto, prima dell’ex ingresso, ridotto a centro di defecazione clandestina, per uomini e/ o cani) -vedi in basso a destra un “reperto” davanti allo stesso-.

Restiamo in zona acquario: sul lato opposto rispetto al CDC (centro defecazione clandestina) ecco giustamente il reparto guardaroba (buste con giacche e maglie in lana lasciate tra le aiuole, reparto notte per qualche persona senza fissa dimora). Davanti a ciò che rimane dell’acquario, mattonelle sollevate e residui di aghi di pini ammassati.

Torniamo sui viali. Sul lato mare ecco un’ aiuola double face: mezza con erbetta spelacchiata, mezza con terreno nero. Un omaggio ai coratini, in nero verde.
Continua il viaggio a ritroso: tanta ruggine e abbandono sulle ringhiere che danno sul mare. Una di queste è transennata da tempo.
Il vice sindaco ha detto che sulle ringhiere “si ringhia”. Io dico che più che altro si piange. La ruggine sta mangiando anche i lampioni intorno allo Chalet. Quest’ultimo presenta una spaccatura su di una porta laterale, per cui chiunque potrebbe entrare e fare lo chalet a pezzi.

La fontanella vicino alla Chiocciola: asciutta. Con rubinetto rotto. Manutenzione, questa sconosciuta. Proseguiamo: ecco una panchina in marmo spaccata di netto. Ecco, vicino alla fontana principale, una palma inclinata tenuta con una corda (!). Siamo, come avrete capito, nel viale secondario: il gabbiotto del guardiano è vuoto, come quasi sempre durante le giornate; alle spalle , a pochi passi, un ammasso di rami e materiale di risulta non smaltito ma tenuto lì sempre con la recinzione doc, le transenne tuttofare, da tempo emblema tranese.

Ecco il parco giochi con un’altalena priva di seggiolino e altro gioco reso inservibile. Non sappiamo a cosa si giocasse con questo cubo colorato e vuoto all’interno. E ancora : monconi d’alberi tagliati e non sostituiti, recinzioni svuotate (laddove c’erano altri alberi).

Una turista si allontana sconsolata dall’ingresso secondario, rassegnata a non poter scavalcare (cosa che fanno altri, data l’assoluta mancanza di sorveglianza). Torniamo allo chalet con il lato retrostante coi muri rigonfi. Quest’ultima parte fa da antipasto all’ultima più drammatica immagine: il muraglione sottostante che si sta sbriciolando, bombardato dal moto ondoso. Buchi, anzi voragini, ne preannunciano l’imminente crollo.

Mi chiedo ancora cos’altro si debba mostrare per ascoltare un minimo discorso di scuse ai cittadini, una minima ammissione di colpa e d’errore nella gestione della Cosa pubblica, invece che accuse verso chi critica o rilancio di palla verso una tribuna dove siedono tranesi stanchi di essere mortificati.