Qualche settimana fa ho assistito ad un servizio di Stefano Massaro su Telesveva sulla scoperta di un’enorme area rurale, tra Minervino ed Andria, completamente invasa da rifiuti, con deposito abusivo degli stessi e conseguente largo inquinamento della zona.

Mi sono tornati in mente i cartelli che spesso e volentieri i fruttivendoli espongono, con orgoglio, con la scritta: “Rape di Minervino” e ricollegandola al servizio di cui sopra ho pensato che ci fosse poco da stare allegri.

Quante zone di campagna, anche nei nostri territori, dell’agro di Trani, sono puntualmente invase da rifiuti d’ogni genere? Basta fare anche piccole uscite fuori dal centro abitato e, a macchia di leopardo, un po’ dovunque, spuntano, ormai da anni, rifiuti abbandonati, dai più “scontati” fino ai più inquietanti (spesso fusti e amianto).

Se dal servizio di Stefano Massaro è emersa quella truce realtà ambientale, mi chiedo, quante altre zone, intorno ai centri abitati di Trani o Barletta o altre città, rimangano nascoste e con terreni che pian piano, “assorbono” quei rifiuti, le loro sostanze, le loro incognite, senza dimenticare la condizione “borderline” della nostra ex discarica, sospesa tra un sequestro, una rassicurazione ufficiosa sui valori e sui metalli, ma sullo sfondo, anzi in fondo al nostro animo di cittadini alquanto inermi, la preoccupazione di mancati o poco approfonditi rilievi sul ‘sottosuolo’ della nostra città. Per non parlare dell’inquinamento atmosferico e sull’abuso delle antenne di telefonia mobile.

C’è insomma, secondo la nostra ipotesi, un “sommerso” non pervenuto, non messo nero su bianco, sull’intero sottosuolo della nostra città. Tra vecchi sversamenti abusivi, l’utilizzo improprio delle cave abbandonate e queste discariche a cielo aperto che di tanto in tanto fanno capolino sul nostro territorio, sarebbe urgente un serio censimento, una mappatura capillare, di tutte quelle aree a rischio, con conseguente bonifica, coinvolgendo ed avendo il coraggio di contattare e pizzicare anche i privati, i proprietari di terreni a rischio, verso i quali rischia sempre di esserci una specie di timore reverenziale.

Perché tra reparti di ematologia ed oncoematologia sempre più affollati di tranesi e “battiani” ed i cartelli sulle cassette della frutta con scritto “prodotti locali”, che portano una certa inquietudine con loro, la centralina dell’allarme posta in ognuno di noi, suona con sempre più insistenza. E qui si pensa a scrivere stronzate sui social…