È inutile, tutto inutile. Sono mesi che i cittadini, specialmente in alcune zone di Trani, girano con torce professionali, tipo topi d’appartamento, con torce di telefonini, tipo adolescenti allupati in cerca d’intimità, con candele tipo scambisti con mascherine a forma di faccia di gatto nei filmini domestici. È la Trani che non trova né lux, né il dux (la Destra locale non trova il cosiddetto “uomo forte” che trascini le masse manco a pagarlo), ma che nel frattempo è ridotta a paesino dell’entroterra rurale, coi contadini che vanno a dormire con le galline e alle 7 di sera è già tutto buio. Che siano lampioni spenti per black out o guasti, che siano luci fioche con vecchietti che non vedono manco i loro piedi, eccola la Trani con un handicap drammatico e metaforico: l’ora più buia di una Città che vive il dramma di un’illuminazione pubblica che a singhiozzo spegne la lux in intere zone da mesi, ad intermittenza, come in un presepe che presepe non è, ma sfocia nell’horror. Una volta la penombra, il vedo non vedo, erano sinonimo di ambienti “eleganti”, romantici, financo sexy, coi nightclub di una volta che regalavano dolci momenti d’intimità. Ma ora qui la penombra è sinonimo di decadenza, fine di un’epoca, ora più buia, mal governo, incapacità.
Molti cittadini si stanno attrezzando da soli, come spesso avvenuto in questi anni: privati, negozianti e pizzaioli o ristoratori e financo parroci, hanno piazzato fari e faretti, rinforzi che almeno restituiscono un minimo di luminosità alle zone in cui sono presenti le loro attività. Tutto molto imbarazzante per una Città come Trani con la sua Storia, la sua luce, anche quella naturale, come quella decantata da Giovanni Macchia, riflessa sulla sua pietra bianca. Ora solo oscurità. Pure la luce naturale sembra non voler illuminare le nefandezze del presente…