Diciamolo subito: per l’ardore e la tigna, la cura del dettaglio ed il grado di “cacacazzaggine”, passatemi l’eufemismo- francesismo- neologismo, alias la cazzimma con cui si è battuto e si sta battendo per la kafkiana questione dell’Archivio di Stato, ci è piaciuto.
Lui è Alessandro Moscatelli, avvocato, tranese e molto apprezzato negli ultimi due anni e passa, da chi cerca di contrapporsi all’attuale amministrazione tranese. Gli oppositori veri scarseggiano come l’acqua per le papere della grottesca politica all’ombra della Cattedrale perennemente in restauro. Come questa città tra l’altro.
Certo la storia dell’Archivio ha il sapore agrodolce, più agro che dolce e lo spessore del paradosso alto così, che già altre volte i kafkiani tranesi, travolti da storie kafkiane e dalla loro poca incisività nell’eloquio politico istituzionale come da 40 anni a questa parte, hanno assaggiato: combattere per qualcosa che già avevano o già era dovuto sulla carta. Ma tant’è. Il nostro Moscatelli, occhiali a fondo di bicchiere e conformazione fisica dello sgobbone di una volta, che in tempi di sfaticati indolenti ci va pure bene, ha individuato un obiettivo e non lo ha più mollato. Ora, indipendentemente da come finirà (gioca con l’handicap delle Istituzioni poco incisive), credo che meriti un plauso e l’onore delle armi. Certo qualche difetto ce l’ha pure lui come quello di andare fotografando, lui o chi per lui, le sedie delle autorità alle manifestazioni per poi pubblicare sui social e fare polemiche, una debolezza da “feticista” delle Istituzioni, rispetto a questioni più importanti (vedi pure sottopasso via Sant’Annibale, meglio di Godot) di cui si è occupato, un po’ come quelli che vanno fotografando i piedi o le calze, ma tutto sommato sono peccati veniali.
Il nostro è tosto e ha dimostrato di saper fare squadra, anche se magari sul fronte Archivio, al netto di Fdi che ha offerto una “sponda istituzionale” di buona volontà, non vorrei che altri, a traguardo, spero, raggiunto, si intèstino meriti che non hanno, in quanto il cosiddetto “mazzo”, se lo è fatto il Moscatelli nostro. Alla fine, l’interrogativo arriva golosetto ed effervescente: e se fosse lui uno dei competitor per la corsa alla poltrona di Sindaco? E qui lascio cadere il “gianduiotto” nella piazza…
Certo, dopo tanti “magnaroun” (spero di non sbagliare, chiedo conferma ai vernacolieri Curci, Pagano e Nenna), visti in questi 30 anni, non mi dispiacerebbe che “faccia da sgobbone” si regalasse un’opportunità.