Niente da fare: è la stagione delle dimissioni degli assessori. Come c’è la stagione della riproduzione, del letargo, della schiusa delle uova, qui a Trani stiamo avendo questa delle dimissioni più o meno eccellenti. Non saprei se interpretare l’evento come un segnale di stanchezza fisiologica rispetto ad un’amministrazione che dura ormai da oltre sette anni senza aver portato le svolte ed i cambiamenti promessi alla Città, o come delle forme di meccanismi ancora e sempre più inceppati nella macchina politico burocratico guidata dal Sindaco Bottaro. Sette anni sembrano troppi. Figuriamoci dieci. L’orticaria diventa fisiologica, da parte di cittadini ed opinione pubblica, ma pure certi assessori decidono che può bastare.

Certo che al di là di Colangelo già descritto come pesce fuor d’acqua le dimissioni di Cecilia Di Lernia sarebbero ancora più clamorose in quanto pervengono da persona già molto ben inserita ed esperta nel contesto politico, e fra quelle che aveva riportato risultati concreti, pur fra immancabili polemiche, ma che insomma, aveva dimostrato un minimo di buona volontà, presenza sul territorio, consapevolezza di ciò che rappresentava ed un minimo di lucidità al volante, rispetto ad altri colleghi per lo meno non pervenuti. O meglio: pervenuti solo come riscossori di reddito da assessorato, una misura eccellente per rianimare esistenze e carriere politiche. Senza che Trani ne abbia tratto beneficio. Anzi, rileggetevi articoli e storie inerenti i settori sanitario e sociale per farvi un’idea più precisa.