Riceviamo e pubblichiamo una nota a firma del consigliere comunale della Lega Trani, Gianni Di Leo:

«Quando mi hanno detto che il sindaco IO aveva rotto il suo timido silenzio con una intervista ad un quotidiano, ho pensato che doverosamente rispondesse alle pesanti accuse che vengono rivolte ogni santo giorno contro la sua amministrazione, accusata di clientelismo, accuse che hanno travalicato i confini tranesi. Invece si è scomodato per parlare di urbanistica, altro argomento oscuro degli ultimi anni. Evidentemente la lingua batte dove il dente più duole.

Ancora una volta (l’ennesima in questi penosi anni) alle accuse rivoltegli sulla “edilizia senza controllo”, ha ribattuto affermando che la colpa non è sua e della sua gestione della città, ma del PUG “del centrodestra” approvato nel 2009. Io vorrei rispondere a queste affermazioni con alcune considerazioni. La prima è politica: il PUG è frutto di co-pianificazione fra Comune di Trani e Regione Puglia, all’epoca due amministrazioni di schieramenti opposti, conseguente ad un serrato confronto e del raggiungimento di un equilibrio tra le aspirazioni di autoregolamentazione del nostro territorio e indirizzi regionali. Il PUG appartiene al centrosinistra quanto appartiene al centrodestra. D’altra parte non ricordo voti contrari da parte del centrosinistra nel consiglio comunale nel quale venne approvato.

La seconda è che il PUG si dovette conformare al PRG del 1971, conservandone l’estensione delle aree edificabili, pur abbassando notevolmente gli indici di fabbricabilità (ma di questo non se n’è accorto e infatti IO afferma il contrario) rispetto al precedente strumento urbanistico generale, che aveva determinato il considerevole sviluppo edilizio della città negli anni ’70-’80-’90, dando lavoro ad imprenditori, indotto, maestranze, professionisti e notai.

Il terzo motivo è che lo sviluppo demografico non è più un parametro su cui impostare i piani regolatori, a seguito della L.R. n.20/2001, ma anche di questo IO non se ne è accorto e continua a a ripetere concetti vecchi di trenta anni.

Il quarto motivo è gestionale: io non sono un tecnico, ma molti di loro affermano che il problema non è il PUG, ma come lo si attua: le numerose procedure di smembramento (con procedure che vengono ritenute illegittime) dei comparti, senza peraltro fornire nessuna motivazione urbanistica, stanno stravolgendo le previsioni del Piano, le cessioni di cubature fra suoli con diverso indice di fabbricabilità fondiario distanti svariate centinaia di metri contrastano con la consolidata giurisprudenza della Corte di Cassazione, la restituzione gratuita di suoli comunali ai privati che si sarebbero potuti invece utilizzare come aree a parcheggio pubblico, le anomalie nelle distanze dei fabbricati dalle strade e nelle distanze fra fabbricati, per non parlare dei PUE che spesso sono occasioni perse di ottenimento di urbanizzazioni primarie.

Il quadro che emerge, che tende a favorire i privati rispetto al pubblico, è una devastazione sistematica delle modalità attuative del Piano e la configurazione della città a pollaio dell’entroterra piuttosto che a moderna città turistica.

Il sindaco sbaglia, e di grosso, a parlar male del lavoro e dei traguardi di chi lo ha preceduto. Dovrebbe invece criticare la sua amministrazione, che in sette/otto lunghissimi anni non e’ stata capace di adeguare il PUG al PPTR, non è stata capace di redigere ed approvare il Piano delle Coste, che pure erano punti (fantasiosi) del suo programma. Dovrebbe invece, una buona, volta reindossare gli umili panni con cui si è presentato alla città, dismettendo il doppiopetto rampante».